Dopo il rinvio a giudizio, Silvana De Mari invita i suoi proseliti ad «agire» contro il Mario Mieli


«Sono appena stata rinviata a giudizio per diffamazione dal circolo Mario Mieli di Roma, circolo accreditato dall’Unar finanziato con denaro pubblico per svolgere azioni pedagogiche e di prevenzione sanitaria. Per evitare altre imputazioni mi limito a fare copia e incolla con affermazioni di Mario Mieli, e copia e incolla con affermazioni linkate al sito del circolo Mario Mieli. Che i cittadini italiani giudichino da soli».
È con queste parole che Silvana De Mari contesta la decisione dei giudici di appurare se non vi sia stata diffamazione in quanto da lei affermato dalle pagine del giornale di Mario Adinolfi contro gli iscritti all'associazione romana.
Ma pare grave come la sua collezione di stralci decontestualizzati presi dai testi di Mario Mieli si concluda con un suo invito a ribellarsi alla giustizia: «Che i cittadini italiani leggano e decidano. E dopo che hanno letto decidono che è giusto che il Circolo Mario Mieli amministri denaro pubblico per svolgere funzioni pedagogiche e sanitarie possono essere lieti: in Italia questo succede. Se decidono che è sbagliato, che la loro indignazione diventi azione».

Se non si comprende perché mai si dovrebbe giudicare l'operato di un'associazione sulla base di ciò che scrisse l'uomo a cui è intitolata e non sulla base del suo operato, tragicomico è come ad affermarlo sia una fondamentalista che collabora con il fondatore dell'assiciazione Lot, ossia l'eroe biblico che fece stuprare le sue figlie vergini e che venne a sua volta violentato da loro allo scopo di restare incinte.
Pare grave anche il suo invito ad un'azione contro la giustizia italiana sulla base di una «indignazione» che sta tentando di creare attraverso la decontestualizzazione temporale, sociale e culturale di alcuni brani.

Sarebbe come chiedere che si neghi ai cristiani di poter collaborare a progetti pubblici in virtù dell'indignazione che potrebbe essere suscitata da brani della Bibbia come questi:

Genesi, 38: 8-10 – Giuda pregò Onan di dormire con la moglie di suo fratello – ucciso da Dio per la sua malvagità – incoraggiandolo: “Va’ dalla moglie di tuo fratello, prenditela in moglie come cognato e suscita una discendenza a tuo fratello.” Onan ottemperò, “ma ogni volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva per terra, per non dare una posterità al fratello.” Dio ritenne questo un gesto malvagio e lo punì con la morte.

Esodo, 2:12 – Mosè scorse un egiziano che picchiava un ebreo. Si guardò intorno e, non trovandovi testimoni, “uccise l'Egiziano e lo nascose nella sabbia.“

Esodo, 21:20-21 – Per la legge di Dio “se uno bastona il suo schiavo o la sua schiava fino a farli morire sotto i colpi, il padrone deve essere punito” – “ma se sopravvivono un giorno o due, non sarà punito, perché sono denaro suo.” – Dio approvava la schiavitù.

... e l'elenco potrebbe essere molto più lungo. Ma sarebbe lecito insultare pubblicamente chiunque vada a messa sulla base di una lettura letterale di testi avulsi dal loro contesto storico? Contro il Mario Mieli, lei pare sostenere che lo sia.
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