Ipsia di Pavia, l'intervento trasofobico dei vescovo pare rientrare tra i fattori di rischio per gli studenti


Parere già gravissimo come all'Istituto Ipsia di Pavia sia stato permesso l'ingresso ad un vescovo che ha pubblicamente umiliato e denigrato gli studenti lgbt, ma il fatto davanti ancor più surreale se si considera come sia la stessa scuola a identificare quelle parole come un fattore di rischio per i minorenni affidati alla loro reasponsabilità.
È sul sito della scuola che viene reso disponibile un documento intitolato "Guida alla privacy nelle scuole" che «raccoglie i casi affrontati dal Garante con maggiore frequenza, al fine di offrire elementi di riflessione e di approfondimento per i tanti quesiti che vengono posti dalle famiglie e dalle istituzioni». A pagina 19 si legge:

Troppi ragazzi, insultati, discriminati, vittime di cyberbulli, soffrono, possono essere costretti a cambiare scuola o, nei casi più tragici, arrivare al suicidio [...] Se si è vittime di commenti odiosi, di cyberbullismo, di sexting o di altre ingerenze nella propria vita privata, non bisogna aspettare che la situazione degeneri ulteriormente.
Occorre avvisare subito i compagni, i professori, le famiglie se ci si rende conto che qualcuno è insultato o messo sotto pressione da compagni o da sconosciuti.

Ciò che la scuola ha permesso di fare al vescovo appare proprio come un'intromissione nella vita privata degli studenti, indicata dalla stessa scuola come un fattore di rischio che può anche portare a conseguenze drammatiche.
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