L'ideologia promossa da Mario Adinolfi non è altro che l'auto-esaltazione del suo ego


L'ideologia promossa da Mario Adinolfi e da altri integralisti legati alle lobby internazionali di estrema destra è quanto di più imbarazzante possa esistere. Ad esempio una delle sue tesi è che gli altri debba essere vietato di poter amare chi vogliono perché lui dice chge si sentirà sminuito nei suoi coiti, ma ovviamente lui deve poter amare chi vuole perché la sua libertà è sacra.
Racconta che lui non vuole i diritti delle donne, non vuole la libertà di scelta, non vuole i gay, non vuole i divorzi, non vuole gli stranieri... insomma, lui non vuole nulla che non sia specchio del suo smisurato ego. Il tutto in quelle palesi contraddizioni in cui il fondamentalista che vuole vietare a degli adulti di poter decidere del loro fine vita è lo stesso che va in giro a dire che un genitore debba poter impedire che al figlio siano somministrati quei vaccini che potrebbero salvargli la vita.
Anche in quel caso il fulcro è il sempre il suo suo ego: lui, in quanto maschio, eterosessuale, bianco e dispensatore dello sperma con cui le sue mogli hanno partorito dei figli, deve poter disporre liberamente delle sua prole perché lui la concepisce come un oggetto di sua esclusiva proprietà a cui non debbano essere riconosciuti diritti civili a difesa delle loro vite o della loro salute. Ma quando si tratta di adulti, lui pretende siano imposte le sue scelte agli altri perché lui non tollera che possano esistere pareri e decisioni che non risultino specchio di sé stesso.
Ed è qui che nasce il problema. Perché se Adinolfi ha diritto di rovinarsi la sua vita come meglio crede, meno lecito è come la voglia rovinare agli altri solo perché vuole imporsi su di loro. È come nel caso di Costanza Miriano: nessuno le dice che lei non debba potersi sottomettere ad un uomo se questo la rende difficile, le si contesta come sfrutti la credulità religiosa per propagandare il sessino in un vergognoso tentativo di costringere altre donne a doversi informare a lei o di far sentire legittimati quai maschi violenti che vorrebbero ottenere la sottomissione delle mogli.
Oggi Mario Adinolfi sostiene che la sua ferocia sia legittimata dalla sua strana concezione del "diritto di espressione". Effettivamente quel diritto gli garantisce la possibilità di andare in giro a dire che lui ha deciso di sottomettere sua moglie, lui ha deciso di volere il prolungamento della sua agonia in punto di morte o che lui ritiene di non amare sua moglie in come persona ma solo come portatrice di una vagina. Ma nel momento stesso in cui Adinolfi avanza la pretesa di imporre le sue scelte attraverso leggi liberticide che neghino ad altri la possibilità di avere opinione diverse dalle sue, quello non è "diritto di espressione", è fascismo.
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