Pierluigi Diaco: «Zazzaroni omofobo? Basta, la dittatura gay ha rotto le palle»


Non pare scemare l'ondata di odio omofobico scaturita dal disgusto espresso da Ivan Zazzaroni per una coppia in gara a Ballando con le Stelle che lui definisce «inqualificabile» in quanto non composta «da un uomo e una donna».
L'ennesimo insulto arriva dai mocrofoni di Rtl 102.5, dove il conduttore di estrema destra Pierluigi Diaco ha parlato di «dittatura gay» contro il presunto "diritto" alla denigrazione di qualunque coppia non sia espressione di quel l'eterosessualità che Adinolfi sostiene sia l'unico modo giusto di poter essere. E tra un Zazzaroni che parla di «lobby gay» ed un Diaco che rilancia la propaganda neofascista con la sua «dittatura gay», pare chiaro che in Italia la libertà di opinione pare sia stata abolita: un gay non può più dirsi offeso dagli atteggiamenti di vile intolleranza o verranno sfoderati tutti i peggiori insulti ideati dall'omofobia organizzata allo scopo di creare odio contro di loro.



Non solo in Italia un intero gruppo sociale sa che verrà insultato e denigrato con violente asserzioni vomitate dai media nazionali se non accetterà in silenzio le offese degli intolleranti, ma quella che Diaco spergiura sia una «dittatura gay» è semplicemente gente di buonsenso che difende un eterosessuale come Todaro e il lavoro di quel padre di famiglia. Ma evidentemente anche gli etero non vanno più bene se non inneggiano a alla coppia eterosessuale quale unico modello possa essere mostrato pubblicamente (sia mai che alle nuove generazioni sia evitato di passare dal calvario di chi denigra la loro esistenza). E tutto questo, presumibilmente, solo perché Milly Carlucci spera di fare share sulla pelle di quegli adolescenti che verranno picchiati, bullizzati e resi vittime di persecuzione sulla base di quelle sterili polemiche con cui lei ha rilanciato in prima serata l'inumano odio promosso da Mario Adinolfi.
Chissà, forse lo 0,1% di share vale un bambino pestato a sangue, tanto Diaco giura che chi difende i bambini e il diritto alla vita ha «rotto le palle».
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