Attilio Fontana: «Non patrocinerò il pride perché divisivo, ma illuminerà il Pirellone con la scritta Family Day»


Si sa che il legista Attilio Fontana, neo presidente di Regione Lombardia, non è mai stato un sostenitore dei diritti gay. In veste di sindaco arrivò persino a patrocinare i convegni di disinformazione di Gianfranco Amato contro quella che i fondamentalisti di estrema destra amano chiamare "ideologia gender". Ma se le premesse erano già pessime, pare surreale quanto il governatore è riuscito a dichiarare a Lettera 43.
Dice che non patrocinerà il prode perché lo reputa un evento «divisivo» sgradito agli omofobi, ma promette che illuminerà nuovamente il Pirellone con la scritta "Family Day" in offesa a quelle famiglie a cui Gandolfini chiede non sia riconosciuta pari dignità.
Forse dimenticando che lui non rischia di essere aggredito per strada solamente perché eterosessuale, Fontana dichiara:  «Io credo che sia una manifestazione divisiva e che quando le manifestazioni sono divisive non sono mai da sostenere. Io sono eterosessuale, ma non è che faccio una manifestazione per accreditare la mia eterosessualità. Le scelte in questo campo devono rimanere personali, sbandierarle è sbagliato». Peccato che lo dica solo dopo aver sbandierato al sua passione per le donne.
Ed è proprio sbandierando come lui ritenga che l'ostentazione della sua eterosessuali debba essere ritenuta motivo per ottenere diritti civili superiori agli altri che spiega come intenda patrocinare qualunque evento verrà organizzato da Gandolfini con la finalità di ridefinire la famiglia in una chiave di esclusione verso chi non manifesta ostentatamente la propria passione per le donne: «La famiglia rappresenta uno dei principali punti di riferimento del programma dell’amministrazione precedente e di questa. È una scelta politica quella», dice.
Quindi il programma di Regione Lombardia sarà finalizzato a disconoscere, distruggere e aggredire qualunque famiglia non superi la selezione decisa da Massimo Gandolfini sulla base di regole basate sul suo profondo disprezzo verso il prossimo.
E sempre all'ideologia di Gandolfini e al suo sostenere che le bambine debbano essere indottrinate alla sottomissione al maschio pare anche la dichiarazione con cui Fontana spiega perché nella sua giunta ci siano solo cinque donne: «Non ne ho trovate -dice- ho trovato tanti uomini che mi davano sicuramente delle garanzie». Poi ha aggiunto: «C’è anche la possibilità le donne si interessino un po’ meno, per cui molte che vengono messe in lista non hanno una grande volontà di impegnarsi, di emergere. Io sono un grande sostenitore dell’importanza delle donne, nella mia segreteria sono tutte donne. Però ci sono dei casi in cui la donna deve essere scelta perché è un valore aggiunto, non per obbligo».
Insomma, la donna va bene come segretaria ma è solo l'uomo a potersi impegnare in un partito politico, forse dimenticando che il problema è un partito politico in cui il leader rappresenta le donne come bambole gonfiabili durante i suoi comizi.
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