Il pubblico ribatte al leghista Pillon e lui toglie la parola a chi presenta dati che smentiscono le sue tesi


Se la libertà di espressione garantisce a chiunque di poter esprimere opinioni anche aberranti, il discorso è diverso se per sostenere le proprie tese si ricorre alla falsificazione dei fatti e delle realtà oggettive in modo da ingannare gli uditori per ottenere facilmente un consenso a fronte di false premesse.
È quanto pare sia accaduto nelle aule del Senato della Repubblica, dove il leghista Simone Pillon ha radunato alcuni senatori di Lega e Fratelli d'Italia per poi spacciarli come «esperti di salute» incaricati di sostenere la campagna contro la libertà di scelta delle donne lanciata dall'organizzazione forzanovista Provita Onlus.
Tra un Pillon che lodava le politiche integraliste di Trump e una senatrice leghista Marin che tentava di sostenere che la loro crociata sia in difesa di donne che sicuramente starebbero meglio se fosse vietato loro di poter abortire, il discorso è stato interamente basato su semplificazioni e populismo quasi imbarazzanti, spesso basato sull'immagine di famiglie modello in cui ci donne scriteriate deciderebbero per puro sfizio di interrompere la gravidanza. Peccato che nel mondo reale le cose non sono certo così semplici.
Ad esempio è Milano è capitato che una donna abbia scoperto di essere incinta durante una visita che ha accertato la presenza di un tumore, motivo per cui non avrebbe potuto fare chemioterapia senza abortire. L'ospedale cattolico in cui era in cura ha riunito il suo comitato etico ed ha deciso che avrebbe dovuto rinunciare alle cure e sacrificare la sua vita per bambino che lei non sapeva di avere e che non avrebbe mai avuto un padre. Pillon e la lega vogliono dunque decidere per conto di quella donna e dirle che lei deve necessariamente morire perché loro preferiscono il bambino? Hanno risposte per i casi della vita reale o vogliono continuare a raccontare favole su famiglie bellissime in cui basterebbe vietare ogni libertòà di scelta perché tutti possano vivere felici e contenti?

Ma se anche qui siamo ancora entro i contorni dell'opinione lecita, è durante lo spazio per le domande dal pubblico che la ginecologa Silvia Agatone (presidente di un associazione di medici che si batte per l'applicazione della legge sull'aborto) e due giornaliste del Guardian e di Power and Gender hanno contestato e ribattono punto su punto le tesi dei relatori.
Se Pillon e Brandi si propongono come i buoni samaritani che pensano alla salute psichica delle donne, facile è osservare come le loro pubblicità possano avere effetti devastanti su chi ha preso una decisione non facile come quella di abortire.
A quel Toni Brandi che raccontava fantomatici dati della rivista Lancet che moltiplicherebbero i dati degli aborti è stato fatto notare come nascondesse ai presenti che in realtà quello studio parlava degli aborti clandestini, peraltro indicandoli come una delle principali cause di morte delle donne. E non è andata meglio a quella Lorenza Perfori dell'associazione integralista Libertà e persona che dava enfasi alla notizia di due donne morte per aborto. Peccato che annualmente siano quasi 50 le donne che muoiono di parto spontaneo. Ed è interessante p osservare con quanta violenza il senatore leghista Pillon abbia tolto la parola a chi osava proporre dati certificati dal Ministero della sanità contro le tesi dei suoi amici.

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