La rete integralista e l'uso politico di Dio al soldo di Malofeev


Che cosa ha spinto la Lega Nord ad abbandonare i suoi tradizionali riti celtici in cui i loro leader raccoglievano le "sacre acque" del Po in un'ampolla? Perché oggi preferiscono comizi populisti in cui troviamo un Matteo Salvini pronto ad agitare rosari e vangeli dal palco?
Forse la risposta è nella presenza di Alexey Komov al congresso del 2013 in cui il "comunista padano" che lasciò gli studi perché preferiva trascorrere il suo tempo al centro sociale Leoncavallo venne eletto come nuovo segretario del partito. Presentatosi a nome del governo di Putin, portò in dono una matriosca che rappresentava una "famiglia tradizionale" composta da un uomo, una moglie a lui sottomessa e una qualche decina di figli. Un simbolo che ai tempi poteva anche sembrare strano, ma che oggi è parte integrante della propaganda integralista.

Alexey Komov non è un uomo qualunque, è un dipendente di Konstantin Malofeev, l'oligarca russo che gestisce la più grande compagnia telefonica del paese e che ha forti influenze sulla Chiesa Ortodossa. È lui a volere l'abolizione di quelle sanzioni contro la Russia che, guarda caso, Salvini sta cercando di eliminare in ogni modo, così come è sempre lui ad avere provati legami con Aleksandr Dugin, un uomo molto vicino a Vladimir Putin che si occupò personalmente di istruire i separatisti ucraini sull'uso di kalashnikov e che teorizzò il progetto di un'Eurasia basata sulla Terza Roma (ossia Mosca) in cui far vivere quello che lui definisce come "il fascismo perfetto".
Se può sembrare fantapolitica, reale è come il leghista Claudio D'amico si recò a Mosca per partecipare ad un programma televisivo curato da Komov al fine di assicurare i russi che «da sempre la Lega Nord ha ribadito che l'Europa inizia a Dublino e finisce a Vladivostok». Per chi non lo sapesse, Vladivostok è una città situata nell'estremo oriente russo in prossimità del confine con Cina e Corea del Nord.
E che dire di come il Comune e la provincia di Verona abbiano patrocinato un convegno di Komov in cui si parlava di come ripensare l'Occidente ripartendo dalla Russia? Il tutto, peraltro, poco prima di togliere la cittadinanza al presidente ucraino dato che ha osato contrastare l'avanzata colonialista del loro amato Putin. E forse non è un caso se Verona è proprio la città che è stata scelta anche da Massimo Gandolfini quale suo quartier generale, così come in quelle terre paiono sempre più preoccupanti i fenomeni che ci mostrano un ritorno al neofascismo.

Komov è anche collegato all'integralista americano Brian Brown, leader dell'estremismo evangelico e recentemente divenuto presidente del World Congress of Families di cui Toni Brandi è membro del direttivo. E anche qui tornano i collegamenti a alla fondazione San Basilio il Grande di proprietà di Malofeev, la stessa che risulta aver finanziato l'integralista spagnolo Igacio Arsuaga nella creazione di quella CitizienGo che si occupa di promuovere il fondamentalismo cattolico.
A sua volta Ignacio Arsuaga ha anche assunto l'intero direttivo direttivo della ex Manif pour tous Italia, garantendosi i loro servizi nelle sue campagne europee contro i diritti umani delle persone lgbt, contro quelli dei migranti che non piacciono alle destre e a sostegno delle politiche anti-europeiste. I tre sono parte anche del comitato di Gandolfini, mostrandoci come queste persone siano indelebilmente e immancabilmente connesse tra di loro attraverso un gioco di specchi che crea una moltitudine di associazioni a rappresentazione di un esiguo gruppetto di persone.
Dalle loro pagine social diranno anche di voler «difendere i bambini» o di voler «difendere le radici cristiane», ma nei fatti pare più plausibile siano pedine di uno scacchiere in cui razzismo e omofobia possano generare tensioni sociali per fare terra bruciata in vista di una possibile colonizzazione. In Russia gli evangelici hanno impiegato solo vent'anni per passare dalle prime campagne omofobe nelle scuole alle leggi anti-gay di Putin. E il risultato è un popolo che si lascia dominare in cambio di una costante costruzione di nuove chiese e la promessa di una «difesa» dalle loro paure e dai loro pregiudizi.
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