Matteo Salvini trascina in tribunale un parroco 79enne perché predicava i Vangeli


È scritto nei Vangeli che bisogna dare accoglienza ai forestieri e che bisogna amare il prossimo come sé stessi. Lo ha ribadito Don Alberto Vigorelli, 79 anni, che dal palco della sua chiesa nel 2016 commentò la frase del Vangelo «ero straniero e mi avete accolto» dicendo ai suoi fedeli: «O siete cristiani o siete di Salvini».
La Lega Nord ha deciso di denunciare il sacerdote e il suo aver annunciato il Vangelo gli costerà l'accusa di diffamazione, peraltro avanzata da quella stessa gente che inneggiata alla «libertà religiosa» quando alcuni prelati invitavano all'odio contro i gay o contro chiunque avesse altre religioni.
«Non pensavo proprio di arrivare a questo punto -spiega il sacerdote- Non capisco davvero cosa mi contestino. Ho detto semplicemente che i cristiani non possono essere discepoli di Salvini e di Cristo, o una cosa o l’altra. O si segue Gesù o Salvini. Tra l’altro, non era certo mia intenzione fare politica. Ho detto quella frase commentando un preciso brano del Vangelo. Ho ribadito, come dicono le Sacre Scritture, che i cristiani accolgono lo straniero. Niente di più».
Don Alberto Vigorelli è in età da pensione ma collabora ancor oggi con la Comunità pastorale San Francesco d’Assisi di Mariano Comense. Ha trascorso una vita sacerdotale tra le parrocchie della Brianza, come assistente ecclesiastico degli scout e per trent'anni è stato missionario in Perù e in Burundi.
«Sono vecchio, mi interessa il giudizio di Dio e non quello degli uomini -dice- Tra l’altro, in uno Stato laico che si rispetti, non dovrebbe essere un giudice civile a dire se le mie parole siano andate contro i dettami della Chiesa e della mia missione sacerdotale. Ribadisco comunque che non ho paura di alcun giudizio terreno».
Dal canto suo Matteo Salvini fa sapere che non intende ritirare la querela. Dato come Salviuni abbia recentemente deciso di sfruttare politicamente le credenze religiose attraverso il suo agitare rosari e vangeli come strumenti di offesa, pare evidente che possa temere ripercussioni se qualcuno ricorderà alla gente che avere radici cristiane significa appellarsi all'amore predicato da Gesù e non certo sbraitare a squarciagola il nome di Barabba mentre si agita un crocefisso quasi fosse una clava.
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