Secondo Adinolfi, l'orgoglio gay sarebbe «esibizionismo» perchè lui esige che i gay siano obbligati alla «riservatezza»


I gay avrebbero il dovere di nascondersi in virtù di come la loro esistenza risulti sgradita a Mario Adinolfi, ossia al fondamentalista che va di parrocchia in parrocchia ad ostentare quanto a lui piacciano le donne sottomesse che siano propense a praticare sesso bareback insieme a lui. In quel modello di business in cui l'oppressione della vita altrui si tramuta in una fonte di reddito per la sua seconda famiglia, il suo partito esprime gratitudine per chi negherà supporto ai gay pride e sancirà quella che Mario Adinolfi sostiene sarebbe la supremazia dei suoi coiti.

Attraverso un comunicato stampa diramati in italiano e in tedesco, la sezione del Trentino Alto Adige del suo partito omofobo afferma:

Il Popolo della Famiglia Trentino Alto Adige, attraverso la coordinatrice regionale Avv. Giovanna Arminio e tutti i candidati alle precedenti elezioni politiche, esprime innanzitutto la propria solidarietà e il pieno sostegno al Governatore Ugo Rossi, per non avere concesso il patrocinio della Provincia di Trento al Gay Pride del prossimo 9 giugno.
Gli argomenti a sostegno della scelta sono assolutamente condivisibili, caratterizzandosi tale “parata” per i noti ed inutili esibizionismi di un ristretto numero di attivisti, che non rappresenta nemmeno la maggior parte delle persone omosessuali, impegnate a vivere con normalità, dignità e riservatezza la propria vita.

La premessa è chiara: i gay devono nascondersi e non devono poter rivendicare il loro diritto all'esistenza. Poi il gruppo omofobo passa a denigrare la manifestazione:

Si tratta di manifestazioni che si riassumono nella discutibile proposta di effettuare la “distribuzione gratuita di preservativi e lubrificante nei luoghi di aggregazione, scuole, centri di aggregazione giovanile, università e carceri”, come risulta dal documento di Arcigay denunciato dal consigliere Rodolfo Borga.
Secondo il Popolo della Famiglia, tale approccio induce soprattutto i ragazzi e le ragazze a vivere la propria sessualità in modo totalmente sganciato dalla dimensione affettiva, riducendola a puro piacere consumistico, tale da interferire con la libertà educativa esercitata all'interno della famiglia.
Le scomposte reazioni di certo mondo politico, dalla Cirinnà a Scalfarotto - noti per abbracciare a senso unico qualsiasi richiesta provenga dall'associazionismo LGBTI - rendono necessarie chiare prese di posizione, peraltro in perfetta linea con la tutela della famiglia naturale, riconosciuta dalla nostra Costituzione.

Il sostenere che «naturale» sia sinonimo di eterosessualità è una bugia che Adinolfi ama ripetere ad oltranza nella speranza che qualcuno possa credergli. Ma in realtà la Costituzione parla di «coniugi» senza mai specificarne i sessi, così come non si capisce in che modo la sua contrarietà al principio di pari dignità abbia a che fare con una manifestazione che si incentra sulla visibilità.
Ma è proprio attraverso il ricorso ad indimostrate teorie e a un violento odio contro le minoranze che il gruppo omofobo prosegue:

Il Popolo della Famiglia ribadisce che, attraverso queste manifestazioni - e dietro il paravento della tutela delle minoranze - c'è un chiaro disegno politico che dalle unioni civili vuole passare all'introduzione del matrimonio egualitario e delle adozioni concesse a coppie dello stesso sesso, con grave compromissione dei diritti dell'infanzia. È un dato della realtà che non si può negare: attraverso l'equiparazione giuridica delle unioni omosessuali alla famiglia naturale, vengono sdoganate forme di schiavitù femminile come l'utero in affitto ed è legalizzato via via il ricorso alle banche del seme con la conseguenza di negare ai bambini, a seconda dei casi, una mamma e un papà e, per sempre, la possibilità di risalire alle proprie origini.

Ancora una volta Adinolfi si appropria del termine «famiglia naturale» a sinonimo di una seconda moglie che lui definisce un surrogato ad una prima moglie che la legge avrebbe dovuto obbligate a stare con lui anche se lui si era innamorato di un'altra (che però precisa non sia l'attuale surrogato alla prima donna). Fatti che curiosamente non considera debbano essere soggetti alla «riservatezza» che dice di esigere dai gay mentre lui racconta pubblicamente persino il suo amore per le penetrazioni non protette.
Il tutto parlando di «diritti delle donne» dal pulpito di un partito che contrasta il diritto di pari dignità e che sostiene che le femmine debbano essere sottomesse ai mariti quali oggetti finalizzati alla procreazione e a fare il bucato.

In un abuso di termini decontestualuzzati in cui i bambini vengono usati come scudi umani al loro innaturale odio verso il prossimo, affermano pure:

Il Popolo della Famiglia sta dalla parte dei più piccoli, perché sia resa effettiva la loro tutela già riconosciuta anche a livello internazionale dall'articolo 7 della Convenzione ONU del 1989 sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (“Il fanciullo ha diritto, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori ed essere allevato da essi”) e dal principio n. 6 della Dichiarazione Universale dei diritti del fanciullo di New York del 1959 (“Salvo circostanze eccezionali, il bambino in tenera età non deve essere separato dalla madre”).

Poi Adinolfi passare a sostenere che lui sia dio e che qualunque opinione contraria alla sua debba essere intesa come una bestemmia.

Lascia, invece sgomenti, la scelta del Presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, e del Sindaco di Bolzano, Renzo Caramaschi, di concedere il patrocinio “simbolico” alla manifestazione.
A questo punto, sarebbe bello capire - e questo interessa al Popolo della Famiglia che ha chiesto il voto e ottenuto 4897 preferenze su un progetto politico strutturato intorno alla Dottrina Sociale della Chiesa - cosa pensa l'elettorato cattolico e in particolare quello del gruppo linguistico tedesco, legato alla SVP, della supina accondiscendenza dei propri rappresentanti politici alle richieste provenienti dall'associazionismo LGBTI, diametralmente opposti ai valori cristiani che si riassumono nella tutela della famiglia naturale e dell'infanzia riconosciute dalla Costituzione.

Peccato che le famiglie gay non siano contrarie alla Costituzione come definito anche dalla Consulta. Raccontare il contrario sembra una mistificazione terroristica finalizzata alla promozione dell'odio.

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