Torrazza Piemonte, papà picchia a sangue il figlio perché gay


Un coming out in famiglia è costato un pestaggio ad un ventenne di Torrazza Piemonte, un comune della città metropolitana di Torino.
È la vittima a raccontare i fatti dalle pagine de La Nuova Periferia: «Eravamo a tavola con mia madre e i miei fratelli. Ho semplicemente detto: Mamma, papà, vi devo dire una cosa: sono gay. Mia madre è rimasta in silenzio, come i miei fratelli. Mio padre, invece, si è alzato di scatto facendo cadere il piatto. Poi ha iniziato a urlare: "Fuori da casa mia. Quelli come te non li voglio". Io ho reagito, dicendo che era la mia vita e che non facevo male a nessuno. E lui prima mi ha scagliato addosso una sedia e poi ha iniziato a prendermi a schiaffi e pugni fino a quando non sono caduto a terra. Era fuori di sé, ha continuato a colpirmi fino a farmi sanguinare. Poi mi ha detto di prendere le mie cose ed andarmene, che per lui ero morto, di non provare a tornare».

Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, commenta: «L'ennesima notizia di un pestaggio ai danni di un giovane omosessuale ci coglie allarmati e molto sconfortati. "Le cronache delle ultime settimane hanno prodotto un drammatico bollettino quotidiano di violenze ai danni di adolescenti, nel contesto scolastico, in quello familiare, nei luoghi pubblici. Alcuni di questi ragazzi diventano bersagli perché omosessuali, altri perché sovrappeso, ad esempio. In generale vengono perseguitati perché non corrispondono alle aspettative che i contesti in cui vivono hanno su di loro. Basta questo a scatenare la violenza dei compagni di classe, dei passanti per strada, perfino dei genitori. In questo caso un giovane omosessuale è stato picchiato e cacciato di casa dal padre Abbiamo ascoltato in questi giorni numerosi interventi di commento al fenomeno del bullismo, ad esempio, ma tutti si fermano all'analisi o addirittura liquidano il fenomeno con una logica simile alla legge del taglione: punito il bullo la questione si dà per risolta. La drammatica storia di Torino, in cui il violento è un papà, è uno schiaffo a mano aperta a questa faciloneria. Vogliamo dirlo con chiarezza, una volta per tutte: servono strategie di prevenzione e contrasto complesse, che la politica non sta dando. Un esempio per tutti: in Emilia- Romagna dove nell'ultimo mese si sono verificate due gravi aggressioni omofobiche, a Bologna e a Parma, la legge quadro regionale di contrasto all'omotransnegatività è bloccata da un veto interno alla maggioranza di centrosinistra e il presidente Bonaccini, assieme a tutta la sua giunta, ostinatamente tace. Stesso silenzio lo registriamo in altre regioni e addirittura in Parlamento, da tanti anni. Quindi, che si fa? L'assenza di risposte adeguate, a nostro avviso, è grave almeno quanto il fenomeno in sé: chi non reagisce è complice della violenza. Da parte nostra tutta la nostra solidarietà al ragazzo torinese e a tutti gli altri giovani fatti oggetto di violenza più volte, prima da chi li rifiuta e poi dalla politica che li ignora».
Alla solidarietà di Arcigay si aggiunge anche quella del circolo "Ottavio Mai" di Torino: «Esprimiamo tutta la nostra vicinanza al ragazzo - dichiara la presidente Francesca Puopolo - e mettiamo a sua disposizione i nostri servizi, dall'assistenza psicologica a quella legale».
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