I gruppi omofobi pretendono di entrare nelle scuole a dare lezioni su cyberbullismo e fake-news


È all'interno di alcune scuole secondarie di Massa-Carrara che l'associazione integralista Articolo26 ha organizzato un convegno sul cyberbullismo. Sul loro sito parlano di «tre ore ininterrotte di attenzione, commentando e intervenendo, tra momenti di simpatica distensione e argomenti seri e delicati: dalle fake news ai casi più dolorosi di cyber-bullismo a come usare i social senza rimanerne schiavi o vittime».
Se l'iniziativa potrebbe apparire persino lodevole, sembra però difficile non provare una certa perplessità nel constatare come argomenti simili trattati da un'associazione che vanta seguaci impegnati nel perpetrare una cultura omofoba o nel lasciarsi andare ai peggiori commenti sui social.

Non solo. Ad esempio è l'associazione stessa ad essersi fatta di una crociata per difendere Silvana De Mari, attualmente indagata per incitamento all'odio sui social network:




Ed ancora, è sempre quell'associazione a rilanciare i messaggi in cui Filippo Savarese utilizza il termine «normale» in opposizione ai gay:



Degno di nota è anche come il comitato collabori con la CitizienGo di Ignacio Arsuaga nella promozione della transo obia, insultando deliberatamente tutti quegli adolescenti che dovessero osare avere un'identità di genere diversa dal sesso biologico:



Non va meglio quando ci dicono di voler parlare di fake-news mentre sul loro sito compaiono articoli in cui sostengono che «la vera fake news è quella di considera bufala il DDL che introduce il Gender nella scuola». Peccato che il loro concetto di «gender» non abbia alcuna base scientifica e non esista un ddl che voleva introdurre nella scuola quella stana cosa teorizzata dai cattolici:



Non pone a loro favore neppure la leggerezza con cui li si trova pronti a giocare con la vita di un bambino inglese. Inventandosi fantasiose teorie secondo cui se Alfanmo e Minniti decidono di imporre una cittadinanza fittizia e mai ratificata ad un bambino straniero, qual bambino inizierebbe a subirne le conseguenze contro il diritto sancito dal suo Paese d'origine. Perché a loro potrà anche non piacere, ma le tutte decisioni assunte nel caso di Alfie sono state prese a tutela del minore. In quale fantasioso mondo uno stato dovrebbe rinunciare a difendere un proprio cittadino indifeso solo perché l'integralismo cattolico decide di volergli infliggere atroci sofferenza contro quello che viene ritenuto il suo interesse?

Eppure è attraverso semplificazioni e asserzioni opinabili che paiono voler alterare la realtà dei fatti nello scrivere::



Andrebbe sottolineato come a scrivere quel «a casa sua» sia gente che invita a rispedire «a casa loro» i bambini che potrebbero avere un futuro. Insomma, siamo dinnanzi a frasi che paiono voler piegare la verità ad uso e consumo del proprio tornaconto.

In realtà l'idea della falsa cittadinanza pare un plagio di quanto fece il loro amato Donalt Trump nei confronti di Charlie Gard, raccontando fra le righe come l'obiettivo loro e degli altri gruppi integralisti sia l'utilizzo di dei minori come strumento di propaganda. Abusando di bambini che dicono possano essere «salvati» nonostante l'assenza di cure e il tremendo dolore che l'accanimento terapeutico avrebbe inflitto loro, non mancano iniziative orientate a ricondurre quei casi limite alla loro battaglia per impedire l'autodeterminazione dei malati. Già lo scorso luglio è attraverso il Centro studi Liviatico che tentarono di usare una versione alterata della realtà per promuovere dibattiti contro le Dat:



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