Il Ghana respinge la legge sul matrimonio same-sex perché i vescovi sostengono che «Dio li disapprova»


Il Parlamento del Ghana ha respinto all'unanimità una proposta di legge che che prevedeva l'introduzione del matrimonio egualitario. I politici hanno sostenuto che quel principio di parità non potesse essere ritenuto conforme «ai valori culturali e nazionali» del Paese africano, soprattutto visto il diktat imposto loro dai vescovi.
Già, perché in occasione della loro assemblea annuale, le Chiese cristiane ghanesi avevano redatto un documento a firma del Consiglio Cristiano del Ghana (CCG) e della Conferenza episcopale cattolica del Ghana (GCBC) in cui su invitava la classe politica ad agire secondo il loro volere: «Il governo non deve farsi intimidire dalle pressioni esercitare da alcune lobby internazionali sul Ghana per l'introduzione di una legislazione favorevole ai diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transgender (Lgbt) come nel caso dei matrimoni e delle relazioni omosessuali, perché sono estranei alla cultura del Ghana».
Inoltre le Chiese cristiane ghanesi si dichiaravano disponibili a «fornire la necessaria assistenza pastorale» a chiunque, ma verso le persone Lgbt sarebbe stato fatto «in modo non condiscendente» perché quelle tra persone dello stesso sono «unioni inaccettabili che il nostro Dio disapprova».
Insomma, a disapprovarli sarebbe Dio e i vescovi si sentono di poter incolpare lui dell'odio che sono soliti promuovere nel suo nome. Peccato che in tutti i Vangeli non ci sia una sola parola di di Gesù volta a condannare quei gay che ai suoi tempi venivano lasciati liberi di vivere indisturbati.
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