Il preoccupante fenomeno della radicalizzazione cattolica


È un'inchiesta di Vince a raccontarci la radicalizzazione dell'estrema destra cattolica, ostentata in tutta la loro prepotenza attraverso la cosiddetta "marcia della vita" che si è tenuta a Roma.
La partecipazione viene stimata fra le 2000 e le 3000 persone, ma forse anche solo dieci persone sarebbero state troppe. L'abuso della parola "vita" è uno strumento propagandistico con cui si cerca di sostenere che non possa esserci peccato in chi si batte per la vita, nonostante spesso sarebbe quantomai opinabile il sostenere che le iniziative integraliste vadano in quella direzione. Ancor più quando il nome di Dio viene citato invano quale legittimazione ad ogni più perversa forma di odio, razzismo, xenofobia, omofobia e misoginia.
A coronare il tutto è una marcia che è stata dedicata ad Alfie Evans, il bambino inglese che è stato involontariamente reso testimonial delle loro rivendicazioni integraliste nonostante nessuno di loro possa dire che il minore non sia stato salvaguardato da chi ha impedito accanimenti che ne prolungassero l'agonia. A loro i bambini che non possono parlare piacciono dato che è facile mettere con la forza le proprie rivendicazioni nelle loro bocche, sfruttando il populismo di persone che credevano davvero ad una Benedetta Frigerio che parlava di inesistenti «cure» quasi come se il bambino sarebbe potuto tranquillamente guarire ed andare a giocare con i suoi compagni. Era cieco, sorso, cerebralmente morto al 70% e vittima di una malattia incurabile.

Era il 2014 quando monsignor Vincenzo Paglia, a capo del Pontificio Consiglio per la Famiglia, benedì la prima edizione della marcia. L'organizzazione è da sempre nelle mani di Coda Nunziante, la presidentessa di Famiglia Domani e figlia del marchese Luigi Coda Nunziante (l'ex tesoriere del Movimento Sociale Italiano che nel 1987 ha fondato l'associazione cattolica).  L'operato della donna è nota anche per i proclami pubblicati dal suo sito denominato "Osservatorio gender" in cui un manipolo di fondamentalisti sostiene quotidianamente che i gay siano anormali, portatori di malattie e pericolosi per i bambini. Al suo fianco c'erano la Fondazione Lepanto di De Mattei, la Fraternità sacerdotale San Pio X e alcuni gruppi legati a Forza Nuova e Militia Christi.
Mentre il Movimento della Vita ha iniziato ad invitare i propri circoli a non partecipare alla manifestazione per timore di essere confusi con quegli estremisti, ad iniziare a prendervi parte sono i leader della nuova destra: da Giorgia Meloni a vari esponenti leghisti (tra cui Simone Pillon e il presidente lombardo Fontana, tutto tronfio nell'aver negato il suo patrocinio al Pride di Milano). Al loro fianco anche il cardinale statunitense Burke, grande sostenitore di Donald Trump ed acerrimo nemico di Papa Francesco.
I veri mattatori dell'edizione 2018 sono stati Provita Onlus e CitizenGo, acclamati dalla folla per l'offesa arrecata dai loro manifesti anti-abortisti e da slogan decontestualizzati che insultavano il dramma del femminicidio, dell'omofobia e della violenza contro le donne al fine di sminuire gli effetti di una cultura maschilista in virtù di come a loro importi solo che le femmine producano figli da donare alla Patria. I loro manifesti sono stati distribuiti in centinaia di copie, riproponendo il copione già visto nelle manifestazioni di Gandolfini in cui ai partecipanti venivano assegnati slogan decisi dai loro leader in modo da impedire che potessero manifestare opinioni non conformi al loro volere e al loro interesse.
Per loro è fondamentale che gli slogan siano ripetuti a pappagallo perché solo un'esposizione ripetitiva ed ossessiva alle loro semplificazioni potrà portare la gente a percepirli come verità indiscutibili. Non pare dunque un caso se le interviste di Vice ottenevano frasi preconfezionate come risposta, sinonimo di un indottrinamento che ha colpito nel segno.
Non bisogna dimenticare che si sta parlando di persone disposte ad accettare teorie molto semplicistiche, al punto da non vedere problemi in un Pillon che non si fa problemi a sostenere che se lui vieterà l'aborto al pari di come sono state vietate le droghe, nessuno abortirà più. Peccato che con le droghe non sia finita così, esattamente come è impensabile inneggiare al proibizionismo senza voler prendere atto di come la legge 194 abbia di fatto limitato il numero di interruzioni di gravidanza che venivano praticati illegalmente prima del suo ingresso in vigore. Naturalmente ha contribuito anche una sana educazione sessuale, ma sappiamo che Pillon è contrario ai consultori e non vuole che i ragazzi usino i preservativi.

Al di là dell'evidenza di come alcuni prelati stiano contribuendo a spianare la strada ad un ritorno dell'ultra-destra, l'inchiesta di Vice evidenzia anche come la fantomatica crociata contro l'"ideologia gender" abbia creato una rete dell'odio che rappresenta una vera lobby. Il vaticanista de L’Espresso, Sandro Magister, ne parlò già nel 2002, osservando come un «nuovo lobbying della Chiesa» opera su «campi e obiettivi mirati» e agisce per «spontaneo convergere di interessi: non [nasce] per iniziativa della gerarchia, non [elegge] un proprio partito, ma fa pressing su tutti. Il modello è più americano che italiano».
Un'inchiesta di Neil Datta, segretario del European Parliamentary Forum on Population & Development (EPF), sottolinea come dal 2013 ad oggi si sia formato un vero e proprio network di associazioni integraliste (chiamato “Agenda Europa”) che mira a «restaurare l’ordine naturale» attraverso campagne finanziate contro «il genocidio dell’aborto, l’eutanasia, le famiglie omosessuali» e più qualunque diritto civile delle donne e delle persone lgbt.
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