Lorenzo Fontana sarà il ministro per la famiglia. Relatore in convegni anti-gay con Brandi e Komov, indica nella Russia il modello da imitare


Lorenzo Fontana, 38 anni, sarà il ministro per la Famiglia e le disabilità del governo Conte a trazione Lega e M5S. A farci comprendere che dal suo operato non potremmo attenderci nulla di buono è come il leghista sia stato sponsorizzato dall'organizzazione forzanovista Provita Onlus in virtù della sua più totale chiusura a qualunque forma di famiglia non sia conforme alla volontà dei fondamentalisti cattolici.

Nel 2014 contestò il patrocinio concesso dalla Regione Lombardia al Pride ed accorse da Toni Brandi a dichiarare: «Per la Lega Nord la famiglia è una sola: uomo donna e figli». Nell'occasione assicurò «provvedimenti» contro qualunque leghista osasse esprimere opinioni a sostegno dei diritti gay e in sede europea si oppose alla Relazione Lunacek «che apre alle nozze gay, chiede corsi di educazione sessuale pro LGBT per bambini e considera omofobo chi si batte per la famiglia tradizionale».
Insieme a Giorgetti e a Simone Pillon, è uno dei tre leghisti che hanno partecipato alla "marcia per la vita" organizzata dalle ultra-destre cattoliche in cui si chiedeva l'abolizione della legge 194 che regola l'interruzione volontaria di gravidanza. Posizioni che lo videro persino impegnato a sostenere che la caduta dell'Impero Romano sia stata causata dalla scarsa natalità.
Nel 2016 Fontana presenziò ai comizi anti-gay organizzati da Toni Brandi e da Alexey Komov (presiedente della fondazione San Basilio di Mosca, dipendente del magnate russo Kostantin Malofeev e portavoce dell'organizzazione integralista del Forum delle famiglie). Due anni prima fu relatore di un convegno volto a sostener che le'educazione al rispetto minasse la «salute mentale dei bambini».
Nel 2017 dichiarò: «Da un lato l’indebolimento della famiglia e la lotta per i matrimoni gay e la teoria del gender nelle scuole, dall’altro l’immigrazione di massa che subiamo e la contestuale emigrazione dei nostri giovani all’estero. Sono tutte questioni legate e interdipendenti, perché questi fattori mirano a cancellare la nostra comunità e le nostre tradizioni. Il rischio è la cancellazione del nostro popolo».

Preoccupante è anche la sua grande vicinanza a Mosca e alla politica di Vladimir Putin. Nel novembre del 2017, è alla presenza di Brandi e di Komov che dichiarò: «C’è una deriva nichilista e relativista della società occidentale, ma la Russia è l’esempio che l’indirizzo ideologico e culturale in una società si può cambiare. Infatti se trent'anni fa la Russia, sotto il giogo comunista, materialista e internazionalista, era ciò che più lontano si possa immaginare dalle idee identitarie e di difesa della famiglia e della tradizione, oggi invece è il riferimento per chi crede in un modello identitario di società».

Ma dato che spesso un'immagine vale più di mille parole, questo è quanto il leghista pubblica sul suo sito web:


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Nella fotografia di apertura: Bianchi Caglisi, Lorenzo Fontana, Toni Brandi e Alexey Komov durante il convegno "La famiglia è sotto attacco" tenutosi a Pianiga (VE) nel 2016.
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