Nino Spirlì su Il Giornale: i gay devono vergognarsi del loro orgoglio. I partecipanti ai Pride sono «coglioni»


Raccogliendo gli applausi dell'ultra-destra, è dalle pagine de Il Giornale che Nino Spirlì è tornato a vomitare il suo profondo odio contro i gay che non si sentono inferiori agli etero. Con una violenza verbale che non pare neppure umana, lo troviamo a scimmiottare le tesi del fondatore della Manif pour tous e a sostenere che i gay che partecipano ai Pride siano da intendersi come fenomeni da baraccone che non meritano dignità e rispetto.Scrive:

Made in USA, come la finta polpetta, il panino indigesto, le guerre, il razzismo, il cinema cafone, i ghetti luridi fra i grattacieli d’oro, #GAY è quel modo strampalato di mettere in mostra il lato più coglione di una condizione umana, l’omosessualità, peraltro naturale nobile e differente. #GAY è l’ombra di sordidi locali d’incontri, tane di paura e vergogna. #GAY è una catasta di solitudini disumane, malamente truccate e imparruccate sopra la tristezza di una calvizie nascosta anche al proprio specchio. #GAY è la pretesa di essere padri e madri a paio e non in coppia, schiaffeggiando la Natura, i Cieli e la Scienza. #GAY è una moda che costa la pace domestica; che giustifica aberrazioni; che ammalia vanamente la comunicazione e i media tarocchi. #GAY è un orgoglio di cui spesso vergognarsi. #GAY non significa #Omosessuale! Non è Storia, né Arte, perché non è la fama coraggiosa ed elegante di Alessandro Magno e Caravaggio! Non è Civiltà, né Progresso, perché non conosce Socrate e Leonardo. #GAY è stridulo gossip da salottari televisivi, più avvezzi alle tele/camere che alle pagine di un buon libro. #Omosessuale, e non #GAY, è la vita dignitosa, seppur svelata, di chi, come tanti e come me, conosce i sobri silenzi “alla vecchia maniera”, senza carri e senza lustrini, ma vivi di onestà!

Spirlì è noto per il suo sostenere che il suo essere "gay di destra" lo porti a pretendere che la società lo consideri uno scarto che non può assolutamente poter ambire alla dignità che dice spetti solo agli eterosessuali. Ama sostenere che lui cerchi sesso nei ghetti e che gli piaccia la promiscuità. Peccato dica anche che lui esige che anche i gay  per bene siano condannati sulla base della squallida immagine di sé che lui ama promuovere, forse invidioso di chi vive la propria sessualità con dignità, fedeltà e amore senza bisogno di manifestare atti autolesionistici che possano compiacere il suo autolesionismo nel voler essere un "gay di destra" che possa essere accettato da chi lo disprezza.
Pare inutile spiegare che l'omosessualità è un orientamento sessuale e non una «condizione». Pare inutile osservare che c'è più sobrietà ad un pride che ad una processione di padre Pio, nonostante l'integralismo ami confezionare materiale propagandistico che cerchi di far credere il contrario. E pare evidente anche che Spirlì sembra non conoscere l'orgone del pride: la celebrazione di come un gruppo di travestiti di ribellò alle angherie della polizia di New York e diede vita ad un movimenti di liberazione omosessuale perché stufi di essere perseguitati e derisi. Senza di loro e senza il lavoro di persone che lui disprezza, oggi lui non potrebbe vivere liberamente la sua vita. Quindi forse servirebbe un po' di rispetto per chi lo ha reso libero di poter vomitare il suo odio contro i fratelli. Ma lui preferisce rispondere cosi:

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