Robin Edizioni lancia una nuova collana di libri lgbt


In occasione del Salone Internazionale del Libro, la casa editrice Robin – Biblioteca del Vascello ha lanciato una nuova collana di libri lgbt.
Si chiamerà LiberaMente ed ha l’ambizione di raccogliere testi – siano essi di saggistica o narrativa; italiani o stranieri – che propongono temi legati al mondo LGBTQI (lesbico, gay, bisessuale, transessuale, queer e intersex) assenti o poco approfonditi sulle pagine dei libri. Volumi per riflettere e per accendere il dibattito. Volumi che vogliono aprire una strada che poi, speriamo, possano percorrere in tante e in tanti.
I direttori Maurizio Gelatti e Carola Messina la definiscono «una collana che vuole rompere gli schemi e che vuole narrare, in modo non leggero e non retorico ma piacevole e appassionante, i nuovi confini della non discriminazione». Il Comitato scientifico ed editoriale è composto da Alessandro Battaglia, Silvano Bertalot, Andrea Curti, Giulia Gabotto e Donata Prosio.
Il logo della collana, ideato da Francesca Cerritelli e caratterizzato dalla purezza cromatica "senza esitazione" che rimanda all’arcobaleno, “gioca” con le lettere LGBT: l'oggetto e il soggetto in totale sincronia con lo spazio. Stilemi che si confermano e si rafforzano nel momento in cui l'osservatore va alla loro ricerca tra significati e mutevoli forme.
I due primi titoli saranno "Il Nuoro e gli #altri" di Rita De Santis, presidente onoraria di Agedo, e "La parola alle Amazzoni - Scenario artistico-letterario da Lesbo a Hollywood" di Giorgia Succi.


Il nuoro e gli #altri
Se avete voglia di vivere qualche giorno all’ombra del dubbio, allora dovete assolutamente fare la conoscenza del Serranus Tortugarum un pesce che, fortunatamente, possiede un nome preciso tra le variegate famiglie ittiche. Invece altre persone che, insieme a lui, entreranno nel vostro immaginario, non hanno al momento una denominazione precisa perché i linguisti non sono ancora riusciti a studiare delle possibili varianti per i molteplici nuclei familiari che si animano sotto gli #altri.
Una convinzione però si farà strada nello sbalordito lettore, ovvero che la natura e la storia sono cose diverse da come le viviamo quotidianamente. Spessissimo, scambiamo per naturale ciò che è consuetudine e per storia quello che ci viene tramandato dai vincitori.
Vi accorgerete, continuando nella lettura, che anche gli anatemi religiosi sono completamente fuori posto, perché Dio altro non può essere che amore e inclusione e i libri sacri, letti senza la lente del bigottismo, forse ci vorrebbero insegnare la bellezza del dono e della felicità.
Possono i “diversi” aspirare a questa felicità oppure resteranno sempre figli di un Dio minore? Voglio credere di sì e, attraverso questo libro, cercare di dare una mano affinché questo avvenga. Come dice la mia amica Barbara X, nel suo romanzo Resistenze: “Ma il tempo leviga le montagne, e le onde modellano le rive. Ci vuole pazienza. L’uomo è un bruscolino, la ragione è nulla. Alla fine il sole vincerà”.

La parola alle Amazzoni
“Le donne di lettere sono quasi del tutto sconosciute le une alle altre, eccetto ogni tanto per il nome” scriveva Natalie Clifford Barney a Colette negli anni Venti. Quando nel 1927 fondò l’Académie des Femmes lo fece perché le donne potessero conoscersi, riconoscersi e celebrarsi. “La parola alle Amazzoni” ha lo stesso intento e ripercorre la storia delle donne lesbiche, la loro rappresentazione e visibilità storica, letteraria, e artistica. Pone al suo centro le donne, la loro parola e il loro desiderio di essere individui completi e indipendenti dallo sguardo maschile ed etero-normativo. Perché se Saffo è indiscutibilmente la prima donna a noi giunta che cantò l’amore e il desiderio tra donne, non fu certamente l’ultima.
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