Facebook censura la pagina per la raccolta fondi del Sardegna Pride


Nella fotografia c'è una folla e una bandiera arcobaleno nelle strade di Cagliari, ma per Facebook si sarebbe trattato di «nudità». È questa la surreale motivazione con cui il social network ha censurato la pagina per la raccolta fondi in vista del Sardegna Pride 2018. Una raccolta peraltro fondamentale, dato che la manifestazione non riceve alcun finanziamento pubblico.
Pare troppo presto per comprendere se la decisione sia stato il frutto di un errore, ma il riferimento ad un'accusa infondata che il fondamentalismo ama lanciare contro i pride quale mezzo di denigrazione e diffamazione pare sufficiente per domandarsi se la pagina non sia stata vittima di segnalazioni squadriste ad opera dei miliziani integralisti.
D'altra parte non passa giorno senza che un qualche personaggio legato ad Adinolfi, Gandolfini o Salvini non si metta a sbraitare che ai pride si va tutti nudi. Una evidente bugia che, a furia di essere ripetuta ossessivamente, rischia di essere percepita come una verità dai disinformati. Ancor più quando la malafede dei detrattori si spinge sino ad attribuire ai pride anche fotografie che provengono da altre tipologie di eventi. È come la storia di Mussolini che avrebbe introdotto la pensione: non fu lui a farlo ma, a furia di sentirlo dire, la stragrande maggioranza della popolazione è convinta sia vero.
«La raccolta fondi aveva già raggiunto l’importante cifra di donazioni di 1500 euro –spiegano i portavoce del Coordinamento Sardegna Pride– Naturalmente siamo già in contatto con il Team Assistenza per annullare questa decisione arbitraria e del tutto immotivata. Contiamo che tutto possa risolversi in tempi stretti, considerando che la segnalazione può essere stata solo frutto di un errore o di malafede».
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