La De Mari torna a fare propaganda, sposando il populismo di Brandi e Savarese


Dopo aver trascorso anni a promuovere odio contro le persone lgbt attraverso il suo raccontare che «da medico» poteva asserire che l'omosessualità fosse «una colpa» e che il suo amico Luca Di Tolve l'avrebbe potuta risolvere attraverso quelle screditate teorie di Nicolosi che sono state provata causa di numerosi suicidi tra adolescenti (com'è ovvio avvenga quando si cerca di inculcare sensi di cola nelle proprie vittime), è sempre giocando con la morte degli altri che la signora Silvana De Mari ha registrato un nuovo video propagandistico a sostegno delle crociate integraliste di Toni Brandi e Filippo Savarese contro il diritto di scelta delle donne.
Sfoderando i suoi soliti toni saccenti, la fondamentalista ha iniziati a raccontare che il feto non possa essere definito  un grumo di cellule perché, se lo si paragona ad un tumore in metastasi, saremmo dinnanzi a cellule vive e non a cellule morte. Una semplificazione tipica del suo populismo, da anni dominato da paragoni in cui le peggiori patologie vengono usate per creare ribrezzo negli ascoltatori in modo da portare acqua al proprio mulino senza doversi sprecare nel fornire reali argomentazioni. Ne è dimostrazione come il suo castello di carte cada se al posto di un tumore si usassero i virus come esempio: anche loro dovrebbero essere ritenuti vivi e finalizzati alla moltiplicazione, ma non per questo si deve sostenere che l'assunzione di antibiotico sia un peccato contro Dio.
Immancabile è stato anche il suo accusare gli altri di utilizzare una «neolingua» che modificherebbe il senso alle parole. Se quello è ormai un termine che ricorre spesso nella propaganda della sua gente, a mostrarcene un uso ideologico è come la donna sia la prima a modificare le parole e a definire «aggressione» il semplice fatto che due ostetriche abbiano osato esprimere la loro opinione contro un suo militante, osservando come il tentativo di distribuire volantini che colpevolizzino le donne potrebbe persino spingere al suicidio le donne che hanno deciso un'interruzione di gravidanza dopo un lungo travaglio.
Ovviamente la signora De mari non parla mai delle cause o dei fattori che portano alla scelta, limitandosi a dire sia sbagliata e che la si debba ritenere «un crimine» in cui è giusto che la donna si senta in colpa. Anzi, aderendo all'iniziativa di Toni Brandi, chiedendo che alle donne si faccia firmare un foglio in cui si dica loro che dovranno necessariamente avere quei sensi di colpa che Toni Brandi promuoverà contro di loro grazie ai soldi che lo stato gli conferisce in virtù di come la su organizzazione politica legata a Forza Nuova venga inspiegabilmente riconosciuta come "onlus".

Dopo una digressione dedicata a sostenere che l'omicidio sia legittimo se compiuto sa santi o cristiani, inizia a difendere i manifesti stampati da Savarese in cui il fondamentalista della CitizienGo tentò di snaturare dei drammi sociali per ricondurli alla sua ideologia attraverso il suo sostenere che il vero «femminicidio» sarebbe l'aborto. Se è risaputo come il leader della Manif pour tous sostenga che sia importante imporre alle donne dei precisi ruoli sociali in cui la loro funzione venga relegata alla sola riproduzione e al piacere sessuale del maschio, la signora De Mari se ne esce con il racconto di un santo che ha ammazzato i propri genitori perché la mogli aveva ceduto loro il suo letto e lui pensava si trattasse di lei. E dato che la reputava adultera, la poteva deliberatamente uccidere.
Praticamente ha descritto l'emblema del femminicidio: un uomo che ammazza la moglie perché lei non deve poter disobbedire al suo volere, ma la De Mari ci rassicura sul fatto che questi fenomeni vengono perdonati da Dio e che il femminicidio sarebbe solo quella cosa là che racconta Savarese.
Ed è facile pensare che un qualche psicologo avrebbe da ridire su come la signora De Mari dica che l'aborto può essere perdonato solo se le donne daranno un nome al feto e passeranno i loro anni ad immaginarsi se come sarebbe stato se le cose sarebbero andate diversamente. Un tempo si diceva che se il nonno fosse stato un merlo, ora staremmo su un albero. Ma lei giura che quelle donne debbano avere un senso di colpa in virtù di come lei, ed altre fondamentaliste che non hanno mai avuto bisogno di raffrontarsi con simili problematiche, la giudicano e la condannino a priori.
Invita anche ad adottare un bambini, precisando che non lo si debba fare a distanza. Sia mai che si aiuti uno dei quei bambini che lei chiede siano lasciati morire a casa loro in virtù di come lei preferisca una produzione interna di italici bambini a tutela della "razza".

Ricapitolando: dice che non bisogna curarsi delle motivazioni, bisogna vomitare giudizi morali basati sulla propria ignoranza e le donne devono sentirsi in colpa se hanno dovuto compiere scelte difficili che chi le giudica non hanno mai avuto bisogno di affrontare. E se non bastasse, invita le donne ad atti di autolesionismo qualora abbiano osato agire contro il volere di Filippo Savarese, il maschio che vuole decidere dei loro corpi mentre ridicolizza il fenomeno del femminicidio.

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