Pillon, al lavoro per Gandolfini a spese delle sue vittime


Nonostante chieda di essere pagato dalla collettività, il senatore leghista Simone Pillon pare concentrato unicamente sulla promozione delle realtà integraliste con cui ha lavorato per svariati anni. Incurante di come il solo definire «pro life»l; la CitizienGo di Ignacio Arsuaga meriterebbe un'indagine per falso in atto pubblico, è in un'interrogazione parlamentare presentata a Matteo Salvini che scrive:

nel mese di maggio 2018 l'associazione pro life "CitizenGo" ha fatto regolarmente affiggere a Roma alcuni manifesti su cui si legge "L'aborto è la prima causa di femminicidio al mondo #stopaborto";
l'immagine ivi rappresentata in bianco e nero è quella di una pancia femminile gravida accarezzata da due mani maschili e a giudizio dell'interrogante non ha in alcun modo connotazioni offensive o colpevolizzanti;
il contenuto dei manifesti è purtroppo scientificamente inoppugnabile visto che, come noto e riportato da numerosi organi di stampa, in Paesi come Cina e India trova larga applicazione la pratica dell'aborto selettivo praticato per eliminare milioni di embrioni umani di sesso femminile;
nonostante questo il Comune di Roma con proprio provvedimento ha censurato i manifesti e ha ordinato in data 15 maggio 2018 la loro immediata rimozione perché il contenuto sarebbe "lesivo delle libertà individuali e dei diritti civili";

Se il suo ragionamento sui bambini cinesi non spiega in che modo la sua richiesta di abolizione della 194 dovrebbe avere effetti oltreoceano, ben presto Pillon si lancia anche in difesa della campagna integralista organizzata dall'organizzazione forzanovista Provita Onlus:

dal mese di aprile 2018 e ancora in questi giorni di maggio 2018 l'associazione Pro vita onlus ha regolarmente chiesto il permesso di far affiggere in molti comuni italiani alcuni manifesti in cui viene rappresentato graficamente un essere umano a circa 11 settimane dal concepimento. Sui manifesti si legge la scritta: "Tu eri così a 11 settimane e ora sei qui perché la tua mamma non ti ha abortito";
a giudizio dell'interrogante il contenuto di tali manifesti è scientificamente inoppugnabile, e le immagini riprodotte sono serene e dolci, scevre da qualsiasi inutile crudezza;
nonostante ciò, i manifesti sono stati oggetto di un'aspra campagna di censura sia a Roma sia in altri comuni italiani, in alcuni casi come a Magione (Perugia) le amministrazioni hanno negato il permesso e in molti casi dopo la concessione del permesso i manifesti sono stati rimossi o coperti per ordine delle stesse amministrazioni municipali;
a giudizio dell'interrogante tale forma di censura, fondata su evidenti ragioni ideologiche e politiche, viola in modo inaccettabile i principi fondanti della nostra democrazia quali la libertà di pensiero, la libertà religiosa e la libera manifestazione del pensiero stesso,

Nell'atto si parla di «censura» o di «ragioni ideologiche» quasi come se fossimo ad uno dei suoi tanti convegni di propaganda omofoba, mostrandoci un politico che appare del tutto disinteressato a come siano stati proprio quei cittadini a cui lui chiede lo stipendio a protestare dinnanzi a generalizzazioni e alle strumentalizzazioni di quei manifesti.
Togliere dignità al femminicidio per sfruttarlo in campagne ideologiche non è certo libertà di pressione, ma è spergiurando il contrario che lui chiede a Salvini:

se il Ministro in indirizzo, nell'ambito delle proprie competenze, ritenga che vada consentito nel nostro Paese manifestare e diffondere liberamente mediante la stampa e ogni altro mezzo di diffusione le proprie idee in favore della tutela della vita umana fin dal concepimento;
quali strumenti il Ministro in indirizzo intenda impiegare per impedire ogni forma di censura ideologica, garantire il rispetto e dare piena attuazione all'art. 21 della Costituzione in ogni ambito, ivi compreso quello relativo al tema dell'aborto.

L'abuso di frasi e concetti volutamente urtanti che ledono la sensibilità delle donne che hanno vissuto la drammatica esperienza di un aborto viene spacciato come un atto che non offenda la sua cristianissima sensibilità, del tutto indifferente a vomitare odio contro il prossimo purché nessuno osi toccare il suo vissuto. Chiunque osi dirgli che i gay non solo immeritevoli di vita o che Dio non goda nel vederlo penetrare sua moglie rischia una denuncia in nome di come lui si senta offeso da quelle parole, ma nei confronti dei gay o di quelle donne che lui esige siano costretta con la forza a partorire figli, la sua opinione diventa diametralmente opposta.
Ed è così che, rigorosamente a spese degli italiani, pare che Pillon voglia lavorare per Gandolfini e per altri personaggi in un'aggressione ai cittadini e alla loro sensibilità. Lui deve poterli insultare e denigrare, mentre contemporaneamente chiede si censuri la voce di chi osa avere pensieri ed opinioni non conformi al suo pensiero unico.
I gay sono una realtà e non certo un'opinione da cui si possa dissentire. Lo stesso vale per i diritti delle donne, denigrate da chi vuole colpevolizzare le loro vite perché da maschio non si sente infastidito da chi vuol decidere a quale uso destinare il corpo delle donne.
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