Adinolfi definisce «profanatori del Santuario della Madonna di Pompei» i partecipanti al Pride


Sarà anche che Mario Adinolfi è un personaggio ormai finito, disperato nell'osservare come il suo business basato sul commercio di omofobia stia ormai sfuggendogli di mano. Ed è forse nella speranza di salvare qualcosa che il suo fondamentalismo sta raggiungendo livelli di inaudita violenza.
La sua ultima teoria è che la Madonna si sentirebbe violata dall'amore dei gay perché preferirebbe guardare un integralista che domina sessualmente le sue molteplici mogli solo dopo essere andato negli oratori a vantarsi di come le abbia sottomesse.

Sulla base del suo sostenere che Dio sia omofobo, che la Madonna ami guardarlo penetrare le sue moglie che l'amore sia una minaccia per chi agita rosari mentre prega contro i gay o chiede che i figli dei migranti siano lasciati morire in mare, afferma:

 Mentre guardavo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Vincenzo Spadafora, sfilare garrulo al Pompei Pride sorreggendo lo striscione al fianco di Monica Cirinnà ammetto di aver rimpianto di non essere riuscito a portare immediatamente al primo colpo il Popolo della Famiglia in Parlamento e di conseguenza al governo, perché certo saremmo stati determinanti per la costruzione di una maggioranza. Il rimpianto derivava dal fatto che se il PdF fosse stato al governo e uno Spadafora avesse osato andare con i profanatori al Santuario della Madonna di Pompei, semplicemente, il minuto dopo il governo non ci sarebbe stato più. Ergo, ancor più semplicemente, con il PdF determinante al governo nessuno Spadafora avrebbe osato andare con i profanatori al Santuario della Madonna di Pompei.

Se l'italiano non è un'opinione, l'uso del termine «profanatore» non può essere usato per definire chi rivendica dei diritti civili. Non solo c'è la truffa culturale del suo sostenere che Dio sarebbe offeso dall'amore, ma c'è anche una più grave negazione del fatto che nulla può vietare a dei cittadini di poter calpestare il suolo pubblico solo perché lui sostiene che la vicinanza ci sia un santuario a cui attribuisce un ruolo di promozione dell'intolleranza.
Ormai siamo agli insulti gratuiti, sempre più simili a quel presunti proclami "religiosi" a cui attinge l'Isis mentre lapida le donne o getta i gay dai tetti. A vederlo seduto su un'altare di una chiesa cattolica mentre dispensa il suo odio contro il prossimo, l'impressione è che Adinolfi farebbe bene a guardarsi allo specchio se vuole trovare un vero profanatore.
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