I cinquestelle intendono starsene a cuccia solo perché glielo ha ordinato Salvini?


Il Movimento5 Stelle sta partecipando a tutti i Pride italiani con striscioni in cui promettono che sui diritti dei gay «non si torna indietro». Fermo restando che forse bisognerebbe andare avanti e non certo dirsi soddisfatti di una situazione in cui un qualunque sindaco leghista può impedire l'assistenza medica ai figli dei gay o in cui Savarese e il senatore leghista Pillon possono fare i bulli nel denunciare i genitori di bambini che vorrebbero fossero resi orfani, è evidente a tutti che i gay non possono dormire sonni tranquilli.
Non solo il M5S ha concesso a Salvini un ministero dedicato alla famiglia al fine di tentare di ridefinirla in una chiave integralista basata su un maschio che domina una o più mogli, ma ha negato un ministero alle pari opportunità. E se il sottosegretario che dovrebbe occuparsi del contrasto alle discriminazioni va al Pride, Fontana gli dice che lui non conta nulla perché nel governo di Matteo Salvini chi non è omofobo deve starsene zitto e a cuccia.
Pare è evidente che sia Salvini il vero premier, nuovo duce d'Italia con solo il 18% dei voti. Nei suoi discorsi ama sostenere che ogni sua pretesa xenofoba o razzista debba essere ritenuta l'espressione «del popolo italiano» anche se i numeri ci dicono che i suoi 5.708.000 elettori sono una minoranza che sta tenendo in ostaggio 60.000.000 di italiani. E chi è stato votato se ne sta zitto, tollerando che Salvini vada dai giornali a raccontare che lui sarebbe il volto del popolo e che i sottosegretari pentastellati parlerebbero elusivamente «a titolo personale» perché lui non li riconosce come parte del suo governo.

Matteo Salvini non ha mai avuto un'opinione stabile e duratura su nulla, dicendo sempre tutto e il contrario di tutto sulla base di quello che gli viene suggerito dai sondaggi. Il suo populismo è questo: dire alla gente ciò che vogliono sentirsi dire, fregandosene della realtà dei fatti e promettendo che i suoi elettori verranno prima degli altri. Gli altri si arrangino. Muoiano pure, l'importante è che non disturbino la celebrazione delle sacri lodi mariane di Pillon, loro carnefice.
Ne deriva il fatto che a Salvini probabilmente non freghi nulla dei gay, tant'è che vent'anni fa era la era proprio la Lega a chiedere il matrimonio egualitario. A lui interessa solo usare l'omofobia come mezzo per spaccare i cinquestelle, accaparrandosi i loro elettori che apprezzano la chiusura dei porti e facendo scappare quelli che saranno disgustati da quel silenzio sui diritti civili. Non appena farà cadere il governo, cercherà di mettere in atto il suo preannunciato piano per un Trentennio che possa garantirgli tutto il tempo necessario a svendere l'Italia a Putin.

E i cinquestelle tacciono.
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