I fondamentalisti e la litania sulla tolleranza che «confonde i bambini»


«È grave, è veramente grave quello che è successo qualche giorno fa in un centro estivo per bimbi di età tra i 2 ed i 3 anni a Casalecchio di Reno, un comune alle porte di Bologna». Inizia così un articolo apparso sul blog di tal Sabino Paciolla dal titolo "Festa del gay pride all'asilo nido, intervenga il ministro".
Se il signor Paciolla si presenta come un tizio che lavora «presso un primario gruppo bancario di livello internazionale in qualità di gestore commerciale», a caratterizzare l'ossessione omofoba dei suoi sciritti sono articoli come: "Pediatri: l’ideologia gender è l’ultimo assalto sui nostri bambini", "Il lato oscuro della famiglia arcobaleno" e "Salvini a Pontida: difenderò il diritto dei bambini ad avere una mamma ed un papà".
Compreso il tenore ideologico in cui nasce lo scritto, non manca le solite immagine decontestualizzata con cui si cerca di fomentare odio attraverso l'ignoranza. Nonostante non esista nesso alcuno, il signor Paciolla pubblica svariate immagini di drag queen in alcune librerie statunitensi, forse senza accorgersi che ad erano lì insieme ai loro genitori (probabilmente la teoria di Gandolfini sulla "libertà educativa" vale solo quando si tenta di promuovere l'odio?).

Raccontando fatti piegati al proprio proprio uso e consumo, il signor Paciolla si mette raccontare che due mamme abbiano creato un putiferio contro chi ha parlato di omosessualità ai loro figli con le destre pronte che si sono precipitate a cercare visibilità attraverso il pregiudizio:

In un centro estivo, gestito in convenzione dalla Cooperativa Dolce, alcune maestre hanno voluto far mimare ai bimbi una sorta di gay pride o far festeggiare il gay pride che si sarebbe tenuto il giorno dopo per le vie di Bologna. Il caso è stato sollevato dal consigliere comunale Andrea Tonelli, eletto con la “Lista civica Casalecchio di Reno”, al quale alcune mamme avevano presentato le loro lamentele. Infatti, alcuni genitori, al ritiro dei bambini dall’istituto, si sono resi conto di quello che era successo, di quello che era stato propinato ai loro bambini senza che loro stessi fossero stati preventivamente informati ed avessero rilasciato il loro consenso.

Si passa così al solito sostenere che i bambini non capirebbero l'esistenza della diversità e che non bisogna dire loro nulla che possa interferire con i pregiudizi delle lobby integraliste

Andrea Tonelli, consigliere comunale, ha lamentato: “Ma come fanno dei bambini così piccoli a capire questo tipo di messaggi?“. Dello stesso parere il Sindaco di Casalecchio Massimo Bosso: “Se le cose sono andate davvero così mi sembra che sia stata un’attività inappropriata: non ha alcun senso parlare di questi argomenti a dei bambini di due anni”.
Il presidente della Cooperativa Dolce, Pietro Segata, prova a smorzare i toni: “Nei nostri servizi noi abbiamo previsto dei percorsi di orientamento alla diversità – spiega – ma li portiamo avanti sempre con grande attenzione e col coinvolgimento dei genitori, senza mai sostituirci alle famiglie. Penso che in questo caso le educatrici abbiano interpretato male il loro ruolo, mettendo un po’ troppa enfasi sulla diversità”.

Si arriva così alla pura propaganda:

E’ chiara dunque la strategia, utilizzare qualunque occasione come scusa per introdurre l’ideologia gender nelle scuole, a partire addirittura dagli asili nido, quando cioè i bambini sono naturalmente più “malleabili”, possibilmente evitando di informare i genitori, facendoli trovare a fatto compiuto, perché nei loro confronti esiste un pregiudizio ideologico: sono potenzialmente omofobi, e per questo sono visti come un ostacolo.
Gli appartenenti al mondo LGBT+ (cioè Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali, ecc.), infatti, vorrebbero cominciare quanto prima ad influenzare i bambini. Qualcuno, addirittura, sta cominciando a provarci con quelli che hanno appena 1 anno, con esperimenti tesi ad influenzare il prelinguaggio del bambino.
Questi “educatori” vorrebbero cominciare a confondere i bambini con domande del tipo: che cosa significa essere un bambino? Che cosa significa essere una femminuccia? Che cosa significa avere un pene? Che cosa significa avere una vagina?

Legittimando l'odio attraverso la paura, il signor Paciolla inizia a giurare che i gay sosterrebbero che l'identità di genere possa essere imposta con magliette colorate o giocattoli (cosa ovviamente non vera, semmai riconducibile alle stupidaggini che Amato dice di Money). Ed ancora, giura che chi ha un pene debba necessariamente comportarsi in un certo modo, debba giocare a calcio perché così ha deciso Massimo Gandolfini quale personaggio che pretende di ergersi a giudice della vita altrui:

Ma questo è solo l’inizio, essi continuerebbero dicendo ai bimbi che non è vero quello che hanno detto loro i genitori, e cioè che si è maschietti perchè si ha il pene e si è femminucce perchè si ha la vagina. No, insegnerebbero che sono bimbi perché la loro mente dice che sono bimbi, e sono bimbe perché la loro mente dice che sono bimbe. Meglio, tutto dipende dal colore dei vestitini (rosa per le femminucce, azzurro per i bimbi), dal tipo di giocattoli (bambole per le bimbe, le automobili per i maschietti), per cui basterebbe convincerli ad invertire colori e giocattoli ed il mondo assumerebbe un altro gusto. Continuerebbero dicendo che i generi non sono due ma che sono tanti, proprio come sono tanti i colori dell’arcobaleno. Ecco dunque i giochetti che spingono i bimbi a dipingersi la faccia con l’arcobaleno, i racconti delle false storielle degli ovini donati da signorine inevitabilmente gentili, dei semini donati da uomini obbligatoriamente gentili, della esistenza di tanti tipi di famiglie tutte colorate, nascondendo la realtà dell’utero in affitto e del commercio del seme e dell’uovo che avviene per il vile denaro .
L’obiettivo è chiaramente quello di “dissociare” i bambini dalle “credenze antiquate e stereotipate” che i genitori omofobi, consapevoli o meno, hanno inculcato ai loro figli, ovvero che i maschietti hanno il pene e le femminucce hanno la vagina. Invece, ai bambini di due-tre anni si deve dire che si può essere quello che si decide di essere, indipendentemente dalla realtà biologica.

Arriva così la conclusione, con un appello ai «genitori» affinché impediscano una sana educazione al rispetto:

Cari genitori, occorre che si prenda coscienza che la cultura LGBT+ ha come obiettivo un cambiamento radicale del modo di pensare e di essere, un cambiamento radicale dei cuori e delle menti delle prossime generazioni, quelle generazioni che comprendono proprio i nostri figli.
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