I fondamentalisti profanano il Santuario di Pompei con le loro preghiere anti-gay: «I froci sono il male, attirano qui il castigo di Dio»


Mentre migliaia di persone manifestavano il loro amore al Pompei Pride, un piccolo manipolo di fondamentalisti si è dato appuntamento al santuario cittadino per pregare contro di loro. Forse ispirati dal rosario che i neonazisti ungheresi avevano srotolalo lungo i loro confini, è utilizzando un rosario di corda che hanno hanno recitato la loro «preghiera riparatrice» contro i gay.
La manifestazione è stata organizzata da alcune sigle legate al fondamentalismo cattolico, tra cui Noi per la Famiglia, Comitato antiabortista, Sentinelle Vesuviane, Famiglia e Vita. Per chi si perdesse in quella moltitudine si sigle create come specchietti per le allodole, si sta parlando dell'ex-adinolfiniano Luigi Mercogliano che oggi è parte di Fratelli d'Italia, motivo per cui potremmo tranquillamente sostenere che è il partito della Meloni a rendersi responsabile di simili carnevalate blasfeme.
A benedire il tutto un arcivescovo che alla vigilia della manifestazione aveva legittimato i pregiudizi dei fondamentalisti contro i gay, lanciandosi in un pubblico invito ai manifestanti affinché fossero sobri e di rispettare le convinzioni dei credenti. In altre parole, li ha accusati di essere sacrileghi quasi volesse armare quei violenti che si sono riversarti sul sagrato della sua chiesa a vomitare il loro odio contro il prossimo.

«Stiamo recitando il Rosario e termineremo solo quando sarà finita questa manifestazione. Venire qui significa lanciare una provocazione grossa. È un affronto da parte dell'Arcigay a quella che è la nostra fede e la nostra tradizione», ha dichiarato Salvatore Pacella di Forza Nuova Napoli, evidentemente convinto che Dio sia offeso dall'amore e non dall'odio xenofobo, misogino e razzista che è alla base del suo partito.
Ai microfoni di Fanpage, alcuni dei sedicenti "cristiani" impegnati in quella sacrilega preghiera dato il peggio di sé, con chi diceva di considerare l'omosessualità una malattia se non addirittura «il male».
Le immagini ci morano un sacerdote che pare inneggiare al pagano culto dello fertilità, giurando sulla Madonna che Dio non guarderà le azioni delle persone ma solo in quale pertugio avranno inserito il loro pene. E mentre il vescovo accusava i gay di mancata sobrietà sulla base del suo pregiudizio, un suo prete veniva lasciato libero di glorificare gli schizzi di sperma dal sagrato del santuario mariano.
Tentando di fare terrorismo psicologico, il religioso affermava che quello dei gay sia un «peccato pubblico» che «attira qui il castigo di Dio». Poi, in sfegio a quel Gesù che invitava a non giudica, assicura che lui sappia con certezza che «la persona che morirà in questo peccato brucerà nel fuoco eterno». Ovviamente per «peccato» intende l'amore verso persone non conformi ai distinguo promossi dai fondamentalisti.

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