Il partito di Adinolfi torna a chiedere che la Rai censuri qualunque rappresentazione delle persone lgbt


In più occasioni Mario Adinolfi si è vantato di come alcuni suoi seguaci portassero i loro figli minorenni ad ascoltare le sue strampalate teorie sulla supremazia dei suoi pruriti sessuali, sulla necessità di educare le femmine alla sottomissione o sui suoi spergiuri riguardo a fantomatiche "terapie" che permetterebbero di "guarire" i gay dalla loro omosessualità.
Ma se in televisione c'è un personaggio lgbt che può far sentire meno solo un adolescente vittima della sua propaganda, lui si mette puntualmente a sbraitare che quella tolleranza va vietata dato che lui basa il suo fatturato familiare sul commercio di omofobia (magari tentando pure di candidare moglie e figlia).

L'ultima iniziativa del suo partito vede il coordinatore nazionale del Popolo della Famiglia, Nicola Di Matteo, pronto a diramare un patetico cominciato stampa in cui scrive:

Il Popolo della Famiglia di Puglia segnala che ieri, 15 Luglio 2018, alle ore 21:00 su Rai due è stato trasmesso il film "Chiamatemi Helen" il cui contenuto, per gli argomenti controversi e delicati trattati, non è adatto alla messa in onda in prima serata.
Inoltre, reputa questa, un'azione ideologizzante, atta a normalizzare, pubblicizzare ed esaltare situazioni complesse e problematiche quali la transazione da un sesso all’altro di adolescenti in piena crisi identitaria, portando lo spettatore, spesso anche minorenne (visto l'orario in cui è stato trasmesso il film), alla convinzione che l'evirazione sia l'unica soluzione per il pieno raggiungimento della felicità e che le persone che lo assecondano siano buone, tutte le altre no.

Al solito, i seguaci di Adinolfi giurano su Dio che il loro orientamento sessuale e la loro identità di genere sarebbe tale solo perché gli è stato detto che i gay erano sbagliati e che le trans dovevano prostituirsi, senza quei pr4egiudizi criminali, non v'è dubbio alcuno sul fatto che Adinolfi sarebbe diventato donna e farebbe la drag queen al posto di rompere le scatole alla gente per bene.
Se pare assurdo anche solo il sostenere che i bambini possano essere "confusi" da un film, ancor più grave è come Adinolfi voglia macchiarsi le mani di sangue nel negare qualunque rassicurazione possa aiutare eventuali adolescenti non fossero conformi di dogmi previsti dalla sua nuova "teoria sulla razza". E questo quasi non bastassero i comizi in cui invitava i genitori di persone trans a tenere atteggiamenti di intolleranza che la statistica indica come fonte di un 76% di maggiori possibilità si spingere al suicidio i propri figli.

Il film sotto accusa è la semplice storia di Tobias Wilke che arriva all’aeroporto per prendere suo figlio diciassettenne Finn, in ritorno da un viaggio negli Stati Uniti, e scopre che adesso si fa chiamare Helened indossa vestiti da donna.
Ricorrendo alla consueta pruriginosità che pervade la propaganda omofoba del partitucolo di Adinolfi, il signor Di Matteo aggiunge:

Oltretutto, la scena quale quella del tentativo di tagliarsi i genitali da solo da parte del ragazzo, non sono idonee assolutamente ad un programma in onda all'ora di cena.

Non male per un tizio che ai bambini vuole far vedere film in cui dei tizi eterosessuali in gonnella trafiggono con dei chiodi la carte di un uomo mezzo nudo per crocifiggerlo (ad usare gli stessi termini, arriveremmo a questo). Ma se esistesse un minimo di onestà intellettuale, gli adonolfiniani capirebbero che la drammaticità della scena sottolineava l'inumana violenza che loro compiono contro gli adolescenti trans nel tentare di impedire la loro autodeterminazione.
Il signor Di Matteo dice di aver provato schifo? Provi schifo verso sé stesso dato che lui è uno di quelli che risulta causa di quel male inferto ai bambini.

La pellicola ha avuto uno share del 7,19% con un totale di 1.225.000 telespettatori, ossia oltre sei volte il totale di fondamentalisti che ha votato Adinolfi alle scorse edizioni, motivo che sottolinea quale violenza ideologica ci sia nella loro richiesta:

Il Popolo della Famiglia di Puglia chiede, alla commissione di vigilanza Rai-Tv, che queste tematiche complesse e con scene, a livello emotivo così cruenti, non siano mai più mandate in onda in prima serata, soprattutto da una televisione statale pagata in egual misura da ogni cittadino italiano.

Appunto. Il fatto che ogni cittadino paghi il Canone significa che Adinolfi non ha alcuna voce in capitolo per imporre il suo volere solo perché a lui piace vedere maschi eterosessuali che stuprano donne o che ammazzano persone.
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