Il senatore leghista Pillon giura che l'opinione della Chiesa non sia vincolante contro i migranti e lo sia contro i gay


L'ipocrisia del senatore leghista Simone Pillon pare ormai fuori controllo. Dato che gran parte del suo fatturato si basa sul suo dichiarai "cristiano" mentre rinnega gli insegnamenti di Gesù e benedice ogni più perversa forma d'odio, è citando un altro esponente delle lobby anti-gay che lo troviamo capace si spergiurare che se 600 religiosi condannano l'operato del suo partito e un unico vescovo inneggia a Salvini, è ovvio che quell'unico prete debba essere considerato il detentore della volontà divina contro gli stranieri in virtù della sua presunta «risposta cattolica ai descamisados invasionisti»:



Siamo dunque dinnanzi ad un triplo salto mortale del senatore documentatale, pronto a sostenere che il vero "cristiano" debba sfanculare Gesù per professare il proprio credo in Matteo Salvini, padano onnipotente, difendore dell'italico cielo e della padana terra.
Eppure Gesù fu chiaro nel suo identificarsi con gli ultimi della società (“Ero straniero e mi avete accolto”, Mt 25,35.43) e nel proclamare benedetti quanti avranno ospitato lo straniero (“Venite benedetti del Padre mio”¸ Mt 25,34). Non solo. Gesù accusa con parole molto dure coloro che non lo fanno (“Via, lontano da me, maledetti… perché ero straniero e non mi avete accolto”, Mt 25,41.43) esattamente come Pillon invita a fare in virtù del  suo sostenere che lo straniero debba essere inteso come un «invasore».

Per capire il tenore della lettera basterebbe guardare la rilettura che che ne ha fatto Libero in un articolo dal titolo "Il vescovo di frontiera che parla come Salvini: un eroe. La dura verità sui migranti".
Il quotidiano di estrema destra spiega che Salvini sia tutto eccitato nel vedere che c'è un prete pronto a benedire il suo finanziamento alle navi libiche che affondano i barconi con i migranti ancora a bordo o che non abbia nulla da ridire nel vedere come il padano ottenga tanti like su Facebook tra persone che deridono i cadevi che galleggiano nel Mediterraneo. Ed è così che leggiamo:

Basterebbe molto meno per far saltare tutti i luoghi comuni ecclesialmente corretti, per primo l' identificazione della Chiesa cattolica «con una qualsiasi delle ONG che si attivano per il trasporto dei migranti nel Mediterraneo». Non ha mica dimenticato di scrivere «per il soccorso». Evidentemente, intendeva proprio «per il trasporto».
Anziché la talare, tanti preti e vescovi indossano la maglietta rossa. Ma monsignor Suetta, mentre afferma «con Papa Francesco il dovere dell' accoglienza di chi bussa alla nostra porta in condizioni di grave emergenza», li invita a compiere il passo successivo, sempre nell'ottica della carità e ricorda loro che «occorre anche impegnarsi, forse più di quanto non sia stato fatto, per garantire ai popoli la possibilità di "non emigrare", di vivere nella propria terra e di offrire là dove si è nati il proprio contributo al miglioramento sociale».
Pericolo Islam - Se avesse semplificato troppo, utilizzando la formula «aiutiamoli a casa loro», lo avrebbero messo all' indice. Invece, per tutte le cinque pagine del suo scritto, utilizza un linguaggio inattaccabile, anche quando affronta «il difficile tema dell' immigrazione islamica, che pone un grave problema di integrazione con la nostra cultura occidentale e cristiana». Affermazioni sufficienti a far intorcinare fino allo spasmo le budella cattocomuniste, ma sostenute dalle parole dei vescovi egiziani e nigeriani, cioè coloro che vorrebbero certamente il dialogo con i musulmani, salvo subirne loro malgrado la persecuzione violenta.

Fin qui siamo semplicemente dinnanzi al solito sedicente "cattolico" che spera di potersi ritagliare la sua religione sulla base di ciò che maggiormente gli fa comodo. Quindi anche Gesù può essere mandato a quel paese se un uomo gli propone la possibilità di abusare della religione per continuare a fare fatturato vendendo paure contro il prossimo.

Eppure nella lettera del vescovo leghista promossa da Pillon, quale pretesto per legittimare l'odio razziale, troviamo anche scritto:

Di fronte a situazioni complesse di carattere politico e sociale, spesso i fedeli, individualmente o in gruppi particolari, possono assumere legittime e diversificate iniziative, trovando sempre però nel Vangelo e nell’insegnamento sociale della Chiesa i principi ispiratori delle loro azioni e delle loro scelte politiche. Le scelte e i progetti dei singoli o dei gruppi di ispirazione cristiana possono divergere, pur agendo da cristiani, senza per questo pretendere di agire a nome della Chiesa o di imporre un’interpretazione esclusiva e autentica del Vangelo. La Gaudium et spes, al n. 43, ha espresso questo principio in modo inequivoco: “Per lo più sarà la stessa visione cristiana della realtà che li orienterà, in certe circostanze, a una determinata soluzione. Tuttavia altri fedeli altrettanto sinceramente potranno esprimere un giudizio diverso sulla medesima questione, ciò che succede abbastanza spesso legittimamente. Ché se le soluzioni proposte da un lato o dall’altro, anche oltre le intenzioni delle parti, vengono facilmente da molti collegate con il messaggio evangelico, in tali casi ricordino essi che a nessuno è lecito rivendicare esclusivamente in favore della propria opinione l’autorità della Chiesa”.

Se per giustificare il razzismo Pillon approva chi dice sia legittimo sostenere che davanti a questioni sociali complesse la Chiesa debba lasciare libertà di opinione, com'è possibile che poi dica l'esatto contrario quando usa il sentimento religioso per promuovere l'odio omofobico?
La sua proposta di abrogazione delle unioni civili, oltre che incostituzionale, è contraria al principio che lui stesso benedice per giustificare politiche contrarie ai più basilari diritti umani. Non è forse un po' strano che le sue teorie "cattoliche" valgano solo quando servono a legittimare le sue posizioni che, nelle sue tante varianti, finiscono sempre e comunque col riproporre il suo sostenere che l'altro valga meno di lui e che lo debba essere ritenuto meno meritevole di esistere quando lui ha la possibilità di guadagnare dalla sua discriminazione?
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