La curia di Bologna scrive ai parrocchiani per aizzarli all'odio sociale contro i gay


Anche la diocesi di Bologna è scesa in campo contro quelle insegnanti che hanno osato spiegare a dei bambini che cosa fosse il Pride che ha attraversato le vie di Bologna. Assicurando che Dio sia sinonimo di odio e che Gesù debba essere citato ogni qualvolta serva legittimazione all'oidio sociale, è dalle pagine del giornale diocesano Avvenire-Bologna Sette che la curia ha aggredito la scuola per l'infanzia che ha osato tenere lezioni sgradite a Massimo Gandolfini.
Dicono che «la Chiesa di Bologna ha appreso con sconcerto che al centro estivo di una scuola dell’infanzia di Casalecchio di Reno è stato presentato l’evento del Gay pride a bambini in una fascia di età delicata come quella prescolare» e giurano su Dio che «un tema così complesso meriterebbe di essere affrontato con maggiori cautele e sicuramente con il coinvolgimento pieno delle famiglie, prime responsabili dell’educazione dei figli».
Se in realtà sappiamo tutti che i pregiudizi vengono maturati a causa dell'ignoranza nei primi anni di vita, la curia sta di fatto vomitando slogan privi di senso al solo fine di garantire che l'odio omofonico possa essere promosso a danno di quei gruppi sociali che da anni sono vittima di violenze e persecuzioni spesso alimentate proprio dalla Chiesa Cattolica. Curiosamente poi, quella curia che dice simili sciocchezze è quella stessa curia che si lamenta quando i suoi preti non possono andare nelle classi a punzecchiare i bambini che osano avere una fede religiosa diversa da quelle a cui loro vorrebbero fossi indottrinati sin dalla più tenera età.
Non è curioso che per la tolleranza sia troppo presto ma non lo sia per il parlargli di Gesù e insultargli dogmi che spesso risultano tutta'altro che cristiani?
Vomitando quei giudizi che Gesù invitava a non dare, la curia sostiene anche che «l’effetto di questa arbitraria iniziativa ha scatenato contrapposizioni e strumentalizzazioni che non giovano alla costruzione di un clima sereno di reciproca fiducia tra la scuola e i genitori». Chiudono il loro proclamo politico dicendo che abbiano apprezzato le scuse di un ente che da oggi in poi non avrà più il coraggio di promuovere la tolleranza dopo aver conosciuto di quale intolleranza sia capace il fondamentalismo cattolico.

Se una Chiesa che rilancia a pappagallo gli slogan di Gandoflini appare come una Chiesa che ha ormai voltato le spalle a Gesù, ci hanno pensato i giornali di destra a strumentalizzare quelle frasi per incoraggiare ulteriore odio sociale. E se da oggi l'Italia è un Paese peggiore in cui vivere, la curia non pare certo priva di responsabilità dato che davanti al primo omofobo sono pronti ad urlare il nome di Barabba.
Visto il putiferio basato sul nulla che questa gente ha creato, possiamo tranquillamente immaginarci che nessuna scuola oserà parlare nuovamente di gay pride a meno che non lo faccia un qualche professorino di religione che inveisca contro le loro famiglie dopo aver giurato su Dio che i loro diritti sono una carnevalata. In quel caso possiamo scommettere che la curia non avrà nulla da dire, anzi, sbraiterà con chi protesta con i soliti slogan sul fatto che il loro odio sia libertà e che la libertà altrui sia una violenza al loro odio. Insomma, o fate ciò che vuole Gandolfini o verrete insultati, denigrati e perseguitati.
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