Lega: «Matrimoni e adozione gay non sono un diritto umano. Le loro famiglie non esistono»


Secondo la Lega di Matteo Salvini, l'amare sarebbe un atto volgare mentre il contribuire colpevolmente alla morte in mare sarebbe un gesto patriottico. In quella loro infinita campagna elettorale in cui si cerca di finire sui giornali per sporadici atti di bullismo contro i più deboli a fronte della produzione di un solo decreto da parte del governo nell'arco di un intero mese, è in quell'imbarbarimento della società che l'insulto gratuito pare l'unico linguaggio a cui i leghisti sanno ricorrere. L'altro va insultato, denigrato e perseguitato come mezzo per esaltare il bianco Salvini e quelle molteplici donne che ha ingravidato in ostentazione della sua padana virilità.

A dir poco riprovevoli sono le parole pronunciate dai conseglieri regionali leghisti Daniele Marchetti e Andrea Liverani, contrari alla risoluzione dell'Emilia Romagna per la concessione di un patrocinio gratuito al Pride.
In quella truffa culturale che vede i salviniani pronti a giurare che la «famiglia naturale» indicata dalla Costituzione sarebbe sinonimo di «famiglia eterosessuale» contrariamente a quanto afferma la Consulta (che in ben due sentenze ha sbugiardato i trafficanti di omofobia), i due dichiarano: «Abbiamo votato contro la Risoluzione perché si tratta di manifestazioni puramente ideologiche che nulla hanno a che vedere con la tutela dei diritti civili. Matrimoni e adozione gay non sono un diritto umano. Con tutto il rispetto possibile nei confronti degli omosessuali, occorre ben specificare che la famiglia che riconosciamo e sosteniamo è solo ed esclusivamente quella sancita e tutelata dalla nostra Costituzione. Del resto una legge relativa alle “famiglie arcobaleno” non esiste, quindi, dalla nostra prospettiva, che è una prospettiva ossequiosa del diritto, in Italia non esistono».

Attaccando come il M5S abbia richiesto di patrocinare i Pride perché queste manifestazioni costituiscono una fondamentale occasione di dimostrazione e testimonianza del diritto a vivere liberamente la propria identità di genere senza costrizioni o discriminazioni», i due leghisti ribattono che «dal nostro punto di vista per combattere le discriminazioni, non sono certamente utili manifestazioni di questo tipo, che spesso sconfinano nella volgarità. Tant'è che nemmeno tutti gli omosessuali si riconoscono in queste manifestazioni folkloristiche che spesso degenerano nel cattivo gusto e nell'oltraggio al pudore dei cittadini. Di culturale durante questi cortei non vediamo nulla, ecco perché non ha alcun senso concedere il patrocinio della Regione».
Paretica e demoniaca è che le Lega pretenda di dire ai gay come debbano chiedere diritti, magari giurando sul dio Po che farebbero bene ad autofustigarsi perche così compiacerebbero la campagna omofoba del loro padrone.
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