Matteo Salvini denuncia il dissidente Saviano su carta intestata del Viminale


Matteo Salvini vive di insulti. Definisce «clandestini» i richiedenti asilo che sono legittimamente in Italia, parla di «pacchia» e di «crociere» in riferimento alle loro vite, andò a Chioggia per difendere la spiaggia fascista, denigrò i figli delle famiglie arcobaleno con epiteti intollerabili e usò ogni mezzo per insultare Laura Boldrini. Un vero e proprio bullismo, espressione della violenza di chi risponde alle idee con insulti personali.
Ogni suo singolo post viene studiato per creare paure ed allarmismi in contrapposizione ad interi gruppi sociali, così come la sua opera ha ormai esasperato la violenza di strada e la discussione politica sino a farla degenerare il una carnevalata basata sul populismo, sull'insulto gratuito e sulla contrapposizione tra gruppi sociali. Difendi i più deboli? Dirà che hai il Rolex. Difendi la vita? Risponderà che lui crede più alla Libia che ai concittadini.
Mentre l'Italia è resa schiava di un padano che impone la sua ideologia nonostante abbia ottenuto solo il 17% di voti, è su carta intestata del Viminale (e dunque a spese dei cittadini) che il vicepremier sta denunciando ogni dissidente. L'estrema destra di Riscossa Cristiana già inneggia a lui come al «duce», senza ironia e nella convinzione che lo si dovrebbe ritenere un complimento.

Il ministro dell'Interno ha così sporto querela anche contro l'uomo simbolo della lotta alla ndrangheta, Roberto Salviano. Nei giorni scorsi già proponeva di togliergli la scorta quale risposta alle sue critiche politiche.
Salvini dice di sentirsi offeso per essere stato definito «ministro della malavita» in una citazione di Gaetano Salvemini (in quel caso rivolta allo statista Giovanni Giolitti). Lo ha fatto mentre sui social lodava Maurizio Belpietro per aver pubblicato un servizio "giornalistico" volto a sostenere che i ricercatori del Cnr vogliano creare sostanze chimiche da diffondere nell'aria per «drogare gli italiani cosi la smetteranno di votare Salvini» e per «accogliere meglio gli immigrati clandestini».
Siamo dunque alla stampa di regime e all'aggressione dei dissidenti con risorse dello stato. Chi vive di fake-news denuncia chi dice la verità.

Lo scrittore ha replicato su Facebook: «Non l'ho mai fatto, ma vi chiedo di essere oggi con me in questa battaglia: dietro l'angolo c'è la Russia di Vladimir Putin, modello del ministro della malavita che, come è noto, ha spesso portato alle estreme conseguenze il contrasto al dissenso [...] Tocca agli uomini di buona volontà prendersi per mano e resistere all'avanzata dell'autoritarismo. Anche di quello che, per fare più paura, usa la carta intestata di un ministero, impegnando l'intero governo contro uno scrittore. E sono sicuro che in questo "governo del non cambiamento" nessuno fiaterà, aggrappati come sono tutti al potere. Io non ho paura».
Solidarietà a Saviano arrivano da Roberto Speranza, deputato di Liberi e Uguali: «È incredibile che il ministro degli interni quereli un intellettuale simbolo della lotta alla camorra come Roberto Saviano. L'unico che merita di essere denunciato per istigazione all'odio razziale è proprio Salvini», dice. E il senatore Dario Parrini del Pd aggiunge: «Erano intimidatorie e gravi le dichiarazioni di Salvini sulla scorta di Saviano. Doppiamente intimidatoria e grave è la sua scelta odierna di querelarlo su carta intestata del ministero. Saviano è un uomo di cultura e uno scrittore con cui spessissimo sono in dissenso. Ma la sua voce deve assolutamente restare libera e non minacciata».
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