Quelle magliette rosse che spaventano il regime


Sono bastate delle semplici magliette rosse a mandare in panico un governo che pare incapace di accettare contestazioni. D'altra parte se il razzismo della Lega è espressione di un misero 17% dell'elettorato, era prevedibile che il restante 83% degli italiani non se ne sarebbe restato a cuccia come pare sia disposto a fare il M5S.
Se la prima pagina di Libero sceglie l'insulto gratuito verso chi osa contestare il loro Salvini, è Giorgia Meloni ad aver superato ogni limite: dall'alto dei suoi 100mila euro percepiti nel 2017, si scaglia contro chi crede nei diritti umani dicendo sarebbero tutte persone «col Rolex». Poi, definendosi «cristiana perseguitata», accusa di «buonismo» chi crede nel valore della vita umana al posto di sostenere che alcune vite possano essere ritenute sacrificabili se qualcuno promette profitti personali dai migranti morti in mare. E non meno comico è come paia incapace di comprendere che il rosso è il colore del sangue e non un riferimento politico, motivo per cui la sua proposta di indossare magliette blu rischia di ricordare il colore di quel mare che potrebbe uccidere quei migranti che lei vorrebbe non fossero soccorsi.
Se ovviamente i dissidenti non sono tutti ricchi dato che i governi Berlusconi di cui lei è stata parte hanno tangibilmente impoverito la popolazione oltre a scrivere le norme sull'immigrazione che oggi lei contesta, surreale è che una destra capitalista se la possa prendere con chi ce l'ha fatta secondo i loro stessi schemi economici. Insomma, lei vuole poveri a cui raccontare che la loro unica speranza non siano tanto delle politiche sociali che lei non farà, quanto il tentativo di ammazzare qualcuno in una guerra tra poveri.
Peccato che ai poveri avrebbero fatto comodo anche quei 47milioni di euro truffati agli italiani che la Lega non vuole restituire allo stato mentre cerca di aizzare i poveri contro chi sta peggio di loro. E agli altri Salvini promette condoni, pagamenti in nero e abusivismo edilizio. Vabbè.
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