Sesto San Giovanni. Le destre plaudono al "regolamento anti-islam" voluto dal sindaco


Il senatore leghista Simone Pillon continua a sostenere che la nuova giunta di Sesto San Giovanni sia l'espressione delle politiche promosse da Massimo Gandolfini.
Nonostante il debito pubblico sia aumentato, i cittadini protestino in piazza e i servizi primari alle famiglie vengano tagliati, al fondamentalismo religioso piace un sindaco che impone simboli religiosi nelle scuole in aperto sfregio ai bambini di altre religioni, che aumenta i prezzi dei campi estivi per renderli inaccessibili ai figli degli stranieri, abbandona le reti contro le discriminazioni, chiude le sedi dell'Ampi e promuove razzismo e intolleranza religiosa.

Dopo la sua campagna contro la costruzione di una moschea in virtù del suo sostenere che solo i sedicenti cristiani debbano poter avere luoghi di culto, il sindaco se n'è uscito con una nuova ordinanza che mira a fomentare odio religioso e ad incoraggiare stigma sociale contro gli islamici.
«D'ora in poi, negli edifici pubblici, è vietato l'ingresso col volto coperto», ha annunciato tutto tronfio il sindaco Roberto Di Stefano (Forza Italia). Eppure alle destre è molto chiaro l'intento ideologico del sindaco al punto che su Il Giornale annuncia così la notizia:



Se in realtà il divieto riguarderà anche caschi e passamontagna, l'unica cosa che pare interessare alle destre è il sapere che la norma colpirà quegli islamici che costituiscono una tra le maggiori basi d'odio sui cui le destre populiste basano il loro populismo razzista.
D'altra parte le immagini studiate da Roberto Maroni puntano molto sull'includere un burqa e un niqab in una grafica che pare prevedere un casco solo per negare l'evidente intento denigratorio del messaggio. E come già accadde quando la gran sacerdotessa di Gandolfini impose quei cartelli negli ospedali lombardi, fomentando stigma anche in strutture dove nessuno aveva mai visto nessuno con un burqa, anche nel caso di Sesto ci sarebbe da domandarsi se l'iniziativa abbia cause scatenanti o se sia del tutto ideologica.

Non pago di aver definito «una svolta» una norma che era già stata introdotta da Maroni in tutta la Lombardia, è in una santificazione alla xenofobia delle destre che Il Giornale si mette a raccontare che:

Il caso di Sesto è particolarmente interessante non solo perché Di Stefano, un anno fa, ha strappato al Pd un Comune che fin dal dopoguerra era in mano alla sinistra, ma anche perché a Sesto, e precisamente in via Luini, era prevista l’edificazione della moschea più grande della Lombardia secondo un progetto che il sindaco di Forza Italia ha fatto bloccare per ragioni tecniche, fra le proteste della sinistra e i ricorsi del centro islamico locale.

Ovviamente chiunque potrà continuare ad entrare negli uffici comunali anche brandendo enormi crocefissi, così come chiunque potrà edificare luoghi di culto cattolici su tutto su territorio di Sesto. I suoi divieti varranno solo in ragione dell'etnia e del credo religioso, a sfregio di quanto prevede la Costituzione.
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