Su richiesta di Adinolfi, Il vescovo di Imola autorizza una preghiera contro i gay. Adinolfi chiede che ai gay si neghi l'occupazione di suolo pubblico


I gay offendono Dio. È questa la bestemmia che il fondamentalismo cattolico sta cercando di promuovere attraverso strumentalizzazioni e diffamazioni pubbliche che vengono sempre più spesso scagliate contro i gay.
È Il Giornale a titolare: "Gay pride blasfemo a Imola: Chiesa e politica sul piede di guerra".
L'articolo, sostiene che una donna /una singola donna) avrebbe «bestemmiato Dio ripetutamente» e che le azioni di quella singola persona debbano ricadere su un'intera comunità come avveniva ai tempi del nazifascismo. Dicono che siano «insorti» Lega e Forza Italia mentre «la chiesa locale prepara una messa di riparazione per domenica 29 luglio».

A spiegarci quanta malafede sembri esserci nella creazione di un caso che pare creato a tavolino sono le stesse immagini. A sinistra c'è la piazza dove sarebbero state pronunciate quelle parole e a destra c'è la folla che viene accusata sulla base di quanto avveniva altrove:



Nel testo dell'articolo, Il Giornale afferma:

Dopo il gay pride blasfemo tenutosi a Imola il 21 luglio scorso continuano le polemiche ecclesiali e politiche. Ma andiamo con ordine.
Le prime critiche sono state quelle indirizzate nei confronti della sindaca grillina della città, Manuela Sangiorgi, e dei sedicenti esponenti cattolici del Movimento 5 Stelle, non appena erano circolati i primi volantini che invitavano ad un gay pride nella città emiliano-romagnola. Le critiche sono aumentate quando il Movimento di Grillo e Di Maio ha votato a favore della manifestazione, come aveva già fatto in altre località, durante l'ultimo consiglio comunale imolese.
Il segretario locale della Lega di Salvini era stato chiaro. Infatti Marco Casalini aveva da subito condannato "le parole di odio che accompagnano la propaganda della manifestazione". Per gli organizzatori la Lega, insieme ad altri partiti, legittimerebbe "violenza", "omicidi" e "femminicidi".
Per questo la Lega di Imola, minacciando di adire le vie legali, aveva chiesto al Prefetto, al Sindaco e alle varie forze politiche della città di attivarsi per bloccare la manifestazione chiamata Rivolta Gaya-siamo tutte arcobaleno!, un'iniziativa che, secondo Casalini, "nei suoi proclami incita all'odio nei confronti di chi legittimamente e pacificamente esprime un'opinione diversa dagli organizzatori di questo evento" e, secondo Casalini, incitava "all'odio anche nei confronti di chi indossa una divisa così come si legge nel proclama".

Sostenuto che l'odio contro i gay meriti rispetto e che sia vietato contestare le politiche xenofobe, misogine ed omofobe di Salvini, si passa agli insulti a firma di Forza Italia:

Le critiche erano arrivate anche dal referente locale di Forza Italia, Nicolas Vacchi, che aveva invitato le Istituzioni locali a prendere le distanze dall'iniziativa spiegando che i Pride"per la forte strumentalizzazione ideologica che portano con sé, nulla abbiano a che fare con la tutela dei diritti. Sono manifestazioni di dubbio gusto, che fanno dell'ostentazione dell'omosessualità una bandiera di civiltà. Non è questo il modo per dire che una società è civile. Siamo tutti contro la violenza di genere e contro ogni tipo di violenza. La strumentalizzazione dei diritti, o di diritti presunti tali, come quello alla omogenitorialità o peggio ancora al ricorso alla maternità surrogata che in Italia è vietata per legge, invece non ci appartiene e non ci apparterrà mai".
Nicolas Vacchi aveva commentato ironicamente anche il volantino che recitava "fuori Stato e Vaticano dalle nostre mutande" scrivendo di non capire come Stato e Vaticano "siano entrati nelle mutande di queste persone che evidentemente, prima di parlare, dovrebbero imparare e collegare il cervello, visto che non dimostrano alcun rispetto non solo per l'istituzione statale ma nemmeno per uno Stato sovrano quale il Vaticano".

Si arriva così alla diffamazione, sostenendo che i sedicenti cristiani debbano poter elargire i loro insulti contro i gay, le loro famiglie e la loro esistenza mentre grazie all'abuso del sentimento religioso devono poter ridurre al silenzio chi chiede diritti che Adinolfi vuole siano riservati solo a lui. Il tutto nell'evidente ipocrisia di un testo che pare quasi voler sostenere che nessun etero abbia mai pronunciato una sola bestemmia (quando in realtà sappiamo che mezzo Veneto le usa come intercalare, nell'incuranza dei leghisti):

Lega e Forza Italia, purtroppo, non sono stati smentiti dai fatti accaduti durante l'iniziativa che ha poi avuto luogo sabato scorso.
Se gran parte della stampa locale (un esempio qui) ha visto solo bandiere, cartelloni e visi sorridenti arcobaleno, parlando dei 150 partecipanti (molti di Rifondazione comunista e Potere al Popolo) come di un grande successo, un video, girato in piazza Matteotti, fa sentire chiaramente le ripetute bestemmie proferite da una donna che legge un comunicato, in barba all'articolo 724 del Codice penale che punisce con una sanzione amministrativa pecuniaria (da cinquantuno a trecentonove euro) "chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità".

Si arriva così a spiegare che il solito Mario Adinolfi si sia messo a sbraitare contro i gay, dicendosi espressione del volere di Dio contro il prossimo:

La Fraternità Laica Domenicana di Imola, l'Associazione Valori e Vita, l'Associazione Rosario Vivente, il movimento politico del Popolo della Famiglia (che "invita gli organi competenti a risalire ai responsabili per quanto accaduto per punirli secondo quanto prevede la legge trattandosi di illecito amministrativo") attraverso una lettera pubblica indirizzata a tutte le autorità e ai cittadini di Imola, hanno scritto che "Dio onnipotente, l'Immacolata Vergine Maria, la Chiesa di Imola, le pubbliche Istituzioni, l'intera cittadinanza hanno subito un violento e ripetuto oltraggio blasfemo da parte di una portavoce della manifestazione ‘Rivolta gaya’, a comizio ad altoparlanti spiegati nella principale Piazza cittadina. Si tratta di un fatto di intollerabile gravità, che offende la sensibilità religiosa di migliaia di imolesi e la coscienza civile di ogni cittadino animato da sincero senso civico. Invitiamo ad un profondo esame di coscienza e ad una severa autocritica le Autorità che hanno autorizzato la manifestazione, i responsabili dei partiti politici e delle associazioni che l'hanno sostenuta, i cattolici che in tali partiti ed associazioni militano e che non hanno proferito parola per impedire un misfatto che agli osservatori più attenti sembrava annunciato".
I sottoscrittori della lettera scrivono che sarebbe ipocrita"evocare l'evento fortuito, dal momento che è ben noto che blasfemie e volgarità di ogni tipo sono all'ordine del giorno durante le manifestazioni ‘arcobaleno’. L'oltraggio di Piazza Matteotti macchia indelebilmente la storia civile di Imola e rimarrà a lungo una ferita sanguinante nel cuore dei cattolici imolesi e di ogni persona animata da genuino sentimento religioso".

Se Mario Adinolfi non pare voler mai perdere occasione di generalizzare i fatti al fine di fomentare odio sociale, surreale è come l'Italia gli permetta di esasperare migliaia di persone con le sue accuse infondate mentre le Procure non citofonano alla sua porta per chiedergliene conto. Ed è nel suo costante stupro politico della religione che chiede una preghiera contro i gay che possa alimentare odio verso di loro:

Concludendo la loro missiva i fedeli laici hanno chiesto a monsignor Tommaso Ghirelli "di celebrare un rito pubblico in riparazione dell'oltraggio blasfemo, da realizzarsi auspicabilmente nella stessa Piazza teatro del vergognoso evento" e si augurano che quanto accaduto serva da "monito alle Autorità competenti quando si tratterà di prendere in considerazione nuove richieste di occupazione di spazi pubblici da parte di esponenti del mondo LGBTQ".
La risposta della Diocesi di Imola non si è fatta attendere. Sul sito ufficiale diocesano è comparso un testo che sottolinea che molti slogan del gay pride sono stati "incitazioni a odiare una forza politica", "insulti alle forze dell'ordine", "ripetute luride bestemmie in piazza Matteotti".
La Diocesi di Imola, deplorando questi comportamenti "di chi in nome della libertà calpesta la libertà degli altri, offendendoli nelle loro convinzioni più profonde" ha spiegato che i cattolici "non temono le offese e pregano per i loro offensori, ma non accettano di confondere la libertà con la prepotenza e l'arroganza", invitando i fedeli, domenica 29 luglio, dalle 10.30, ad una messa di riparazione che si terrà nella chiesa del Suffragio di Imola e sarà celebrata da don Giuseppe Giacomelli.

A quel punto Il Giornale critica il vescovo per non aver condannato i gay in quanto tali:

Il vescovo locale ha perso un'occasione per spiegare in prima persona la posizione della Chiesa sulla famiglia e sulla sessualità, tuttavia i cattolici avranno modo di riparare le bestemmie contro Dio, riprese da un video.

A proposito... se avete mai sentito un etero bestemmiare, come minimo dovreste pretendere che Lega e Forza Italia chiedano all'eterosessuale Adinolfi di risponderne. Perché se ciò non capiterà, avremo la riprova di quanta malafede ci sia nel loro abuso del sentimento religioso come mezzo per attaccare i gruppi sociali a loro sgraditi attraverso generalizzazioni a dir poco criminali.
Ancor più se si considera come questa gente denigri e insulti o gay quando pregano, ripetendo il loro mantra sul fatto che Adinolfi non vuole possano credere a Dio dato che altrimenti non potrebbe più usare la religione come pretesto per promuovere omofobia. Peccato che poi sarà Dio a decretare se non siano proprio le sue parole l'unica vera offesa al cristianesimo...
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