Tel Aviv, proteste contro la legge che esclude i gay dalla procreazione assistita


Tutto il mondo è Paese. Se a Maria Rachele Ruiu ed ad Adinolfi non è mai fregato nulla della maggioranza di eterosessuali che da decenni accede alla GpA, la loro propaganda su una fantomatica "compravendita di bambini" nasce dall'esigenza di trovare un pretesto per negare la genitorialità ai gay. Tant'è vero che tacciono colpevolmente quando tale pratica viene usata da eterosessuali o quando a procurarsi minori è il loro Gandolfini o quel Fiani che giura su Dio che il suo vantarsi davanti ai figli di quanto gli piacciano le donne lo renderebbe più meritevole di essere genitore (ma poi uno guarda a la sua pagina Facebook e si domanda quale irresponsabile possa avergli affidato dei minori).

Ora anche Israele ha istituzionalizzato la discriminazione ed ha introdotto leggi che esclude le coppie omosessuali dal diritto di ricorrere alla procreazione assistita. Potranno accedervi le donne celibi o sterili, ma non quelle lesbiche.
Manifestazioni contro la legge si sono svolte a Tel-Aviv e Gerusalemme. Circa duecento aziende hanno annunciato che i dipendenti potranno astenersi dal lavoro per andare a manifestare e l'assenza non sarà conteggiata nel loro monte ferie.
Dalla città di Beer-Sheva arriva notizia un omofono che avrebbe cercato di investire i manifestanti con la sua auto, sottolineando il clima d'odio che viene inevitabilmente innescando ogni qualvolta si sdogani l'intolleranza con la conseguenza di incoraggiare gli intolleranti.
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