A Cremona il sindaco nega il riconoscimento del figlio ad una coppia gay, sostenendo che la trascrizione sia contro la sua «sensibilità»


Il Comune di Cremona ha deciso di provare dalle tutele giuridiche previste dalla legge un bambino, rifiutandosi di presso l'anagrafe cittadina lo stato di co-genitorialità dei suoi genitori dello stesso sesso. In altre parole, il bambino sarà reso orfano e uno dei genitori non avrà alcun obbligo verso di lui: potrà andarsene, potrà abbandonarlo, potrà rifiutarsi di pagargli gli studi.
È sempre più evidente come l'assenza di una legge che protegga i figli delle coppie gay dall'assalto del fondamentalismo cattolico stia creando situazioni a macchia di leopardo, dove c'è chi preferisce seguire le sentenze e dove ce chi preferisce compiacere i distinguo promossi dal ministro a cui Salvini ha chiesto di ricodificare la famiglia in un'accezzione diversa a quella prevista dalla Costituzione (la quale mai parla de genere degli sposi, tant'è che quel distinguo viene ossessivamente aggiunto di propria iniziativa in ogni proclamo dei leghisti).
Stando a quanto afferma Cremona Oggi, il sindaco avrebbe deciso di negare la trascrizione sulla base di convinzioni personali «ossia la volontà di non creare un precedente che potrebbe aprire le porte ad altre richieste che per sua sensibilità personale, il sindaco riterrebbe inaccettabili».
E da quando a «sensibilità» permette ad un amministratore pubblico di poter agire contro l'interesse dei minori? E se la sua sensibilità fosse volta al razzismo, potrebbe rifiutarsi di sposare persone di colore o di negare la carta d'Identità ad un cittadini che reputa immeritevole di rispetto?
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