I siti integralisti che hanno diffamato l'Unar tacciono sull'assoluzione di Spano dalle loro false accuse


La Corte dei Conti conti ha completamente scagionato l'ex direttore dell'Unar, Francesco Spano, dalle infamanti accuse lanciate dalla trasmissione televisiva Le Iene. I giudici hanno appurato che il bando criticato dal programma Mediaset fosse lecito e che non ci fosse alcun finanziamento alla prostituzione come sostenuto dai fondamentalisti cattolici.
Eppure nessuno sta dando notizia dell'infondatezza di quelle accuse, con i cittadini che continueranno a credere alle bufale che sono state loro raccontate sulla base delle false accuse. Si pensi ad esempio a come Il Giornale si fosse spinto a sostenere che il servizio delle Iene su fantomatiche «orge gay pagate dal governo» screditassero la querela per diffamazione avanzata dall'Anddos contro la loro accusa di spaccio.
L'organizzazione forzanovista Provita Onlus, supportata dal senatore leghista Simone Pillon, asserisce ancor oggi che l'Unar avrebbe finanziato un'associazione che «organizzava orge e sesso a pagamento, ossia prostituzione. E anche prostituzione minorile». Giurarono anche che i centri di ascolto e antiviolenza fossero solo «cosiddetti» e che l'Unar fosse «un ufficio del Governo non soltanto inutile e pericoloso ma che sperpera soldi pubblici, destinandoli ad associazioni LGBT che promuovono orge gay e servizi sessuali gay a pagamento».
Oltre a raccogliere firme per chiedere la chiusura dell'ufficio sulla base delle false accuse in questione, l'organizzazione Provita Onlus sosteneva che mediante la «retorica della lotta all’omofobia e della liberalizzazione sessuale», i progetti di contrasto all'omofobia sarebbero stati «un mondo di stanze buie (dark room) e di labirinti, in cui vagano pezzi di umanità, si agita alla ricerca dell’orgasmo a buon mercato». Chissà, forse Brandi si confondeva con gli sconti sulle prostitute di Praga che vengono offerti attraverso la tessera commercializzata dalla sua azienda di trasporti con sede all'estero.
Sempre sulla base di quelle false accuse, diramarono comunicasti stampa con cui dare visibilità a quelle falsità, pretendendo che il Coni smettesse di occuparsi dei progetti di contrasto all'omofobia o che le scuole fermassero gli incontri dedicati al tema del contrasto alle violenze.
Mario Adinolfi dichiarà di poter «confermare» le accuse che oggi sappiamo fossero false, ricamando e diffamato l'Unar e l'Anddos con illazioni al limite del criminale. Dalla pagine de La Nuova Bussola Quotidiana, il solito Tommaso Scandroglio parlava di «scandalo del finanziamento pubblico ad un circolo che pratica reati di natura sessuale» ed anche lui chiedeva la chiusura dell'ufficio antidiscriminazioni.

Abbiamo provato a raccogliere una piccola parte delle affermazioni diffamatorie diramante delle destre integraliste sulla base di quelle false accuse e c'è da mettersi le mani nei capelli. Curiosamente, però, pare che nessuno di quei siti abbia ritenuto di dover dare notizia delle decisioni dei giudici. Ai loro lettori verrà lasciato credere il falso, forse intenzionati a cavalcare la menzogna come pretesto per legittimare un'azione di pubblica diffamazione di un intero gruppo sociale.
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