Arriva il ddl Pillon: divorzi più costosi, niente assegni per il mantenimento dei figli e distinguo sul sesso dei genitori


Il fondamentalista Simone Pillon è tornato a colpire. Verrà discusso in Senato il suo ddl che mira a modificare pesantemente il diritto di famiglia in merito all'affidamento dei figli. L'articolo 1 mira ad aumentare i costi del divorzio, obbligando i coniugi a pagare un «mediatore familiare» che possa tentare di dissuaderli dal peccare contro Dio nel seguire l'esempio di Adinolfi e di Salvini. Verrà così istituito un nuovo «albo professionale» di personaggi che saranno selezionati sulla base del «superamento di una prova di esame da svolgere annualmente e la cui disciplina è rimessa ad appositi decreti del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca e con il Ministro per la famiglia e le disabilità». In altre parole, l'omofobo Fontana.

Nell’articolo 11 del DDL si sancisce che il «figlio minore, nel proprio esclusivo interesse morale e materiale, ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con il padre e con la madre». La scelta di specificare i sessi pare l'ennesimo tentativo di escludere le famiglie gay dalla genitorialità, formulando distinguo che paiono pensati appositamente per creare vuoti legislativi a danno dei minori che non piacciono al fondamentalismo.
Si sostiene anche che i bambini avrebbero «il diritto di trascorrere con ciascuno dei genitori tempi paritetici o equipollenti, salvi i casi di impossibilità materiale». I figli dovranno così avere il doppio domicilio e saranno obbligati a stare «non meno di dodici giorni al mese, compresi i pernottamenti, presso il padre». Il tutto senza tenere conto di eventuali problemi derivanti dall'obbligo di costanti trasferimenti e traslochi da parte dei minori. Anche la semplice frequenza scolastica potrebbe risentirne se i genitori non fossero domiciliati nello stesso comune.
Pillon pare fregarsene anche del gap degli stipendi, sancendo l'abolizione degli assegni per il mantenimento dei figli o l'assegnazione della casa. Ogni genitore dovrà arrangiarsi, stabilendo che l'obbligo di cura della prole sarà inferiore per il maschio (responsabile di soli 12 giorni al mese contro i rimanenti affidati alla madre) a lode di quegli stereotipi di genere che promuove per conto di Massimo Gandolfini.

Il testo cerca di "argomentare" le pretese di Pillon parlando anche di «alienazione genitoriale», ossia di una presunta malattia psichiatrica della quale dovrebbero soffrire i figli delle coppie separate. Peccato che l'OMS e Ministero della Sanità sostengono che quella malattia non esista. Si introduce così il concetto per cui il la Lega ritiene di poter ignorare la scienza ufficiale per creare le "malattie" che maggiormente si prestano alla loro propaganda. In fondo sono ormai anni che Pillon chiede di ignorare la realtà scientifica sull’omosessualità e di questo passo potrebbe tranquillamente cercare di "patologizzarla" per via legislativa dato il suo sostenere che non sarebbe vero ciò che è provato ma ciò che le lobby da lui rappresentato vogliono venga scritto sulla carta.
Pillon chiede anche che entrambi i genitori firmino un «piano genitoriale» xhe preveda decisioni riguardo alla «scuola e percorso educativo del minore; eventuali attività extrascolastiche, sportive, culturali e formative; frequentazioni parentali e amicali del minore». In altre parole, il minore sarà tenuto a ricorrere alla burocrazia per ogni corso voglia frequentare o per qualunque amicizia decida di avere, trasformandolo in un oggetto di proprietà dei genitori che potrà muoversi solo come una marionetta nelle loro mani.
Il minore sarà anche sempre obbligato a parlare davanti ai genitori dato che «l’ascolto del minore deve essere sempre svolto alla presenza del giudice e di un esperto da lui designato. L’ascolto deve essere videoregistrato. Le parti possono assistere in locale separato collegato mediante
video e possono presentare domande per mezzo del giudice».
Non in un solo passaggio si prende in considerazione l'ipotesi di chiedere al minore che cosa preferisca o cosa voglia fare della sua vita: ogni decisione è affidata ai giudici e qualunque pretesa dei genitori è ritenuta vincolante., Il tutto mentre si sostiene di voler "difendere" i diritti dei bambini ad essere obbligati a vivere secondo il volere di Pillon e delle lobby legate al "family day".

Il testo stabilisce che il giudice «può disporre temporaneamente l’affidamento deifigli a uno solo dei genitori, qualora ritenga con provvedimento motivato che l’affidamento all’altro sia contrario all’interesse del minore. In ogni caso deve garantire il diritto del minore alla bigenitorialità, disponendo tempi adeguati di frequentazione dei figli minori col genitore non affidatario e promuovendo azioni concrete per rimuovere le cause che hanno portato all'affidamento esclusivo». In altre parole, se un genitore picchiava mamma, il giudice dovrà tentare di far sì che il figlio frequenti casa sua. E comunque il «genitore cui i figli non sono affidati ha il diritto e il dovere di vigilare sulla loro istruzione ed educazione e può ricorrere al giudice quando ritenga che siano state assunte decisioni pregiudizievoli al loro interesse».

A screditare e a sottolineare l'intento ideologico di una completa ridefinizione dello stato di famiglia è come a tessere le lodi della riforma dalle pagine del quotidiano di Belpietro sia Claudio Risé, l'autore del volume "Il maschio selvatico" che Costanza Miriano sostiene sia stato d'ispirazione per la sua vocazione alla sottomissione.
Ma ancor più patetico è come Pillon dica di voler vietare l'esistenza di «bambini orfani di genitori viventi» mentre si batte quotidianamente per rendere orfani di genitori perfettamente in vita i figli dei gay. Ancora una volta si mostra come la sua intera ideologia sia indirizzata a voler imporre distinguo e norme che impongano situazioni familiari da lui decide in una negazione di come le storie e i fatti potrebbero presentare situazioni più complesse delle sue semplificazioni.
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