Charamsa: «Il Vaticano ha censurato il Papa per nascondere dottrine in contraddizione con il sapere umano»


Krzysztof Charamsa, l'ex segretario presso la Congregazione per la dottrina della fede che nel 2015 venne espulso dalla Chiesa a seguito del suo coming out, dedica un lungo articolo alla censura del Vaticano delle parole pronunciate dal Pontefice durante il viaggio di ritorno da Dublino. Ad un giornalista che giornalista che gli chiedeva un consiglio per i genitori di persone gay, ha risposto:

Sempre sono stati gli omosessuali e le persone con tenenze omosessuali. Sempre. Dicono gli sociologi, non so se è vero, che nei tempi di cambiamenti di epoca crescono alcuni fenomeni sociali, etici. Uno di loro sarebbe questo. Questa è opinione di alcuni sociologi.
La tua domanda è chiara: cosa io direi a un papa che vede che il suo figlio o sua figlia ha quella tendenza, io direi primo pregare; preghi; non condannare, dialogare, capire, fare spazio al figlio e alla figlia, fare spazio perché si esprimi.
Poi, in quale età si manifesta questa inquietudine del figlio, è importante. Una cosa quando si manifesta da bambino, ci sono tante cose da fare con la psichiatria, per vedere come sono le cose.
Un altra cosa quando si manifesta un po’ dopo 20 anni o cose del genere. Ma io mai dirò che il silenzio è un rimedio. Ignorare un figlio o una figlia con tendenza omosessuale è mancanza di paternità e maternità. Tu sei mio figlio, mia figlia, come sei. Io sono tuo padre, tua madre, parliamo. Se voi, padre, madre, no ve la cavate, chiedi aiuto, ma sempre nel dialogo, sempre nel dialogo, perché quel figlio e quella figlia ha diritto a una famiglia. E la famiglia è questa che è. Non cacciarlo via dalla famiglia. Questa una sfida seria, ma che fa la paternità e maternità.

Charamsa osserva che «sin dal principio apprendiamo cose importanti: il papa ci fa capire che esistono “gli omosessuali” e “le persone con tendenze omosessuali”. Sono due categorie distinte, che costituiscono una “trovata” delle scienze psicologiche vigenti nella Chiesa cattolica». Il voler parlare di “una tendenza” pare voler sostenere che le «loro sessualità fosse una condizione acquisita, aggiunta o comunque esteriore alla loro identità»dato che «gli eterosessuali sono semplicemente “eterosessuali” e non portatori di una tendenza, come se fosse un handicap».
La sua posizione è quella che venne stabilita nel 1975 all'interno del documento Persona humana, ribadita da papa Benedetto nel 2005 e da papa Francesco nel 2016. In uqei testi, «con insistenza sua propria e in aperto contrasto con l’attuale stato della scienza» si ostenta una «sconvolgente insistenza su un’aberrante falsità che serve alla Chiesa per giustificare (intelligibilmente) la sua dottrina di “innaturalità” dell’omosessualità. Finora il papa non ha avuto onestà intellettuale né radicalismo evangelico per obbligare i suoi collaboratori di verificare quel dato e – se non fosse più vero, come poteva sembrare in passato –, di correggerlo e di riformare le altre aberrazioni ecclesiali che sono la sua logica conseguenza o almeno vengono autorevolmente appoggiate da quella falsità. Mentre lui ripete quella banale scorrettezza, come se fosse dato acquisito se non dalla rivelazione divina, almeno del sapere umano».

Charamsa  osserva come «la seconda informazione del discorso è il ricordo di ciò che “dicono alcuni sociologi, ma lui – il papa – non sa se è vero” e lo ricorda come un’opinione altrui. Ci chiediamo e umilmente lo chiediamo al pontefice: perché proporre opinioni, di cui veradicità non si aveva tempo di verificare? Perché? Non sappiamo se è vero, però comunque è stato già comunicato da un leader morale mondiale, che tiene un eco in tutto il mondo e ha un influsso immenso sulle coscienze e sulle società. Non sappiamo se è vero, ma comunque è stato usato per attenuare il “problema omosessuale”, inquadrandolo come un fenomeno sociale e etico passeggero, che “cresce nei tempi di cambiamenti di epoca” e possiamo supporre che poi sparisce, si ridimensiona, torna allo stato precedente, allo stato dell’armadio secolare, che tanto conviene alla Chiesa». «Ci muoviamo nell’ottica di “scelta”, di “decisione” da parte di chi pone in atto un fenomeno, come se l’omosessualità fosse una scelta dei tempi di cambio, che sparisce nei tempi più “ordinari”. È un primo indizio del tutto negativo circa la visibilità dell’omosessualità. È una discreta stigmatizzazione, attenuata da “non so se è vero”, ma ormai diffusa mondialmente».

La parte della risposta pontificia che ha suscitato maggior sdegno «è quella dove il papa di nuovo offre delle distinzioni. Questa volta distingue tra un minorenne gay e un adulto gay e consiglia di portare il bambino omosessuale da un psichiatra. In termini meno rozzi diremmo: stabilisce connessione tra l’omosessualità e le scienze psichiatriche. Come si vede, il papa nel suo consiglio pastorale a un genitore della persona omosessuale, non si distacca da un background scientifico. Nella sua riflessione tutto il pensiero si basa su una “solida” base scientifica, che vuol dimostrare che il pensiero cattolico è razionale e coerente con le scienze». «Ora sentire dal papa che dell’omosessualità dovrebbe occuparsi il psichiatra (o psicoanalista), come se fosse una non-naturalità da indagare, suscita reazioni simili a quelle quando un leader religioso annuncia che la Terra in realtà non si muove. Solo che il presente pronunciamento è più grave delle “correzioni” religiose dell’astronomia. Si tratta delle vite umane nei suoi nodi più intimi e spesso fragili in un mondo omofobico. Si tratta dell’identità sessuale delle persone, per di più minorenni d’età. Si tratta di una questione che ha provocato e continua provocare sofferenza, dolore e morte in moltitudine di persone, che comunque rimangono una minoranza spesso senza voce, silenziata e offesa, sottoposta a pregiudizi e falsità, indifesa, soffocata e perciò anche vulnerabile». «Questa arrogante posizione religiose, che schiva l’oggettiva confrontazione scientifica, è profondamente ingiusta e una buona parte dell’opinione pubblica è sensibile a delle ingiustizie del genere».

Si arriva così al nocciolo della questione: «Il Vaticano, però, nella trascrizione della risposta del papa ha cancellato “psichiatria”. Con la responsabilità di un credente dobbiamo chiederci: perché il Vaticano ha silenziato le parole del papa? [...] Inoltre, ci chiediamo sul perché della correzione vaticana, se il papa ha riferito solo una connessione che è in realtà promossa dal Vaticano, dalla dottrina pubblica e dalle leggi vigenti della Chiesa: la connessione tra l’omosessualità e la sua cura con l’aiuto delle scienze psichiatriche o, più in generale, l’identificazione dell’omosessualità con un difetto da curare». Spiega Charamsa

Infatti, il papa nel suo riferimento alla psichiatria non dice nulla di nuovo rispetto a ciò che tutti i battezzati e le battezzate hanno dovere d’obbedire. Dobbiamo richiamare almeno alcuni di quei dannosi pronunciamenti normativi della Chiesa (vigenti, mai revocati), che sono il nocciolo della sua omofobia istituzionale:

- 1972, documento Persona humana. Come accennavamo, distingue gli omosessuali la cui tendenza è acquisita da: falsa educazione, mancanza di evoluzione sessuale normale, abitudine contratta, cattivi esempi o altre cause analoghe, e perciò è transitoria o, almeno, non incurabile (n. 8, sic!). Dunque sono le tendenze problematiche, perfettamente sommettibili alle terapie riparative o ad altri aiuti psicologici, psichiatrici o psicoanalitici. È la base scientifica della posizione morale della Chiesa, che essa non intende a correggere, perché la obbligherebbe a cambiare tutta la sua posizione circa l’omosessualità.

- 1986, Lettera Homosexualitas problema. Qui la tendenza omosessuale è definita come “una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo; è pertanto l’inclinazione oggettivamente disordinata”; “la tendenza omosessuale è un disordine oggettivo” (n. 3). Non è qualcosa di naturale e accettabile nella sessualità, ma distorto rispetto al “sano ordine della natura”. Non è vero che la Chiesa condanna gli atti omosessuali, ma non le persone omosessuali: qui le persone sono condannate (qualificate moralmente) a essere portatori di una tendenza non sana, disordinata, cattiva in sé. “L’inclinazione oggettivamente disordinata” definisce la persona omosessuale in sé, cioè anche la persona che mai non ha avuto esperienza né dell’amore né degli atti sessuali propri del suo orientamento sessuale. La sua tendenza è cattiva.

- 1992, Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali. Qui in termini pratici si esplicita che la discriminazione in base alla tendenza sessuale non è ingiusta (= è giusta). È moralmente permesso che la persona omosessuale sia discriminata ed esclusa nella: collocazione di bambini per adozione o affido (anche dei propri figli!), nell’assunzione di insegnanti o allenatori di atletica, nel servizio militare, etc. (n. 11). Si stabilisce che i fondamentali diritti al lavoro, all’abitazione e gli altri diritti umani non sono assoluti e possono essere legittimamente limitati a motivo di un comportamento esterno obiettivamente disordinato e devono essere limitati obbligatoriamente nel caso di azioni di persone fisicamente o mentalmente malate. Lo Stato può restringere l’esercizio di tali diritti, per esempio, nel caso di persone contagiose o mentalmente malate, allo scopo di proteggere il bene comune, perciò lo può fare anche nei confronti delle persone omosessuali (n. 12). Un gay, perché gay, può essere privato del lavoro e dell’abitazione, rifiutato dal servizio militare o dal ministero ecclesiale sulla sola base della sua identità omosessuale. Soprattutto va escluso il suo contatto con i bambini, come padre, maestro, professore, allenatore, prete, supponendo (senza spiegarlo chiaramente) che la ragione è il pericolo che la persona omosessuale comporta per i minorenni. Per la Chiesa un gay o una lesbiana può e, in varie circostanze, deve essere giustamente discriminat@. I casi concreti di giuste discriminazioni qui elencati sono solo degli esempi, che non escludono molti altri campi di “giusta discriminazione” promossa dalla Chiesa cattolica.

- 2005, Istruzione stabilisce che le persone omosessuali non possono essere sacerdoti, perché si trovano in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne (n. 2) e perciò nella vita non possono raggiungere mai la maturità affettiva, necessaria per il sacerdozio, che rende capace di porsi in una corretta relazione con uomini e donne (n. 1). “Qualora, invece, si trattasse di tendenze omosessuali che fossero solo l’espressione di un problema transitorio, come, ad esempio, quello di un’adolescenza non ancora compiuta, esse devono comunque essere chiaramente superate (cioè curate) almeno tre anni prima dell’Ordinazione diaconale” (n. 2). Qui non si rifiutano le persone in base a loro atti (gli atti omosessuali condannati), ma in base a loro orientamento sessuale ritenuto psicologicamente deficitario. Per questa ragione “scientifica”, che sarebbe una distorsione psicologica dei gay, essi non possono essere sacerdoti, anche se osservano la totale astinenza sessuale per tutta la vita e non rivelato a nessuno d'essere gay.

- 2016, Ratio della formazione sacerdotale. Il papa Francesco universalizza la suddetta legge d’esclusione delle persone omosessuali dal sacerdozio per la loro incapacità di raggiungere la maturità affettiva e il corretto relazionarsi con uomini e donne (n. 199-201). Non è casuale che dell’omosessualità il documento ne parla in stretta vicinanza della pedofilia (nn. 202ss.). Il papa Francesco impone questa legge, comunque più importante dell’Istruzione del 2005 e perciò più grave e dannosa, nonostante le sue precedenti dichiarazioni ai media: “Chi sono io per giudicare un gay, se vuole servire il Signore?” (2013), quando faceva intendere che non è l’essere gay a costituire il criterio per escludere la persona dal servizio del Signore. Nel 2016 il papa esprime un giudizio generale: nessun gay può servire il Signore nel sacerdozio, perché nella sua “tendenza” è difettoso psicologicamente. È un giudizio vincolante su tutto un collettivo di persone, che vengono stigmatizzate come con falsità pseudoscientifiche circa la loro non-disposizione psicologica a una regolare maturità affettiva e relazionale, che in certi casi potrebbe essere "curata".

Questi esempi bastino a intendere quale è la comprensione dell’omosessualità da parte della Chiesa e la sua connessione con la psicologia/psichiatria. Nel volo da Dublino il papa non dice nulla di nuovo, ma si muove all’interno di una dottrina, che ritiene l’omosessualità una tendenza non naturale, ma acquisita come un disordine o una distorsione a livello psicologico. Una volta “dimostrato” scientificamente che l’omosessualità è un fattore deficitario, si possa condannare sia la “tendenza” come “disordinata” sia gli atti compiuti in coerenza con la detta “tendenza” (la falsa distinzione tra la tendenza e gli atti usata dalla Chiesa non regge). Si possa anche consigliare a provare “fare qualcosa” con quella tendenza “inquietante” ricorrendo a uno psichiatra. La risposta del papa è pienamente coerente con la vigente posizione della Chiesa, che è stigmatizzante e offensiva alla verità delle persone omosessuali. L’arroganza con cui la Chiesa insiste sul suo errore, senza un minimo sforzo di oggettiva verifica, è anche offesa all’intelligenza.

Tornando alla domanda sul perché il Vaticano abbia corretto la dichiarazione pontificia, Charamsa identifica due ragioni. «La prima è la strategia comunicativa della Chiesa cattolica. Si deve tenere l’opinione pubblica all’oscuro dei risvolti di certe dottrine in contraddizione con il sapere umano attuale. Si deve mantenere basso tono di certe aberrazioni per non suscitare le reazioni di sdegno da parte dell’opinione pubblica contemporanea [...] l’opinione pubblica sa piuttosto genericamente che “l’omosessualità per la Chiesa è cattiva”, ma non non deve essere troppo ravveduta sul fatto che la Chiesa ha stabilito le stigmatizzanti norme per escludere i gay da essere professori e maestri delle scuole e altre professioni in contatto con minorenni, allenatori sportivi, sacerdoti, etc.; per limitare i diritti al lavoro e all’abitazione in base all’orientamento sessuale! La Chiesa vuol tenere sotto voce la maniera in cui realmente tratta le persone LGBTI».
«Il secondo errore del papa rispetto a quel sistema è che lui nelle sue dichiarazioni fa sentire più o meno lo stato reale di ciò che passa per la sua testa, lo stato delle sue conoscenze, influenze e pregiudizi tra i quali vive in Vaticano. Dunque nello scorrere del pensiero, escono i reali risvolti di una “dottrina” che lui non intende né cambiare né rivedere dal punto di vista della sua veridicità».

Ne conclude così che «per queste ragioni di tattica comunicativa il Vaticano corregge l’aberrazione circa “omosessualità e psichiatria” e non corregge i “toni positivi” verso i gay. Il primo va mantenuto, ma non reso troppo visibile, il secondo va visibilizzato, così copre bene la “bestialità” dei nostri insegnamenti e del nostro sistema di discriminazione. Quell’intrigo puramente farisaico in realtà non trova ancora fine. Se credere ai giornalisti, il Vaticano in occasione di suddetta correzione avrebbe dichiarato che il papa Francesco non avrebbe voluto indentificare l’omosessualità con una malattia psichica. Qui nel smontare il linguaggio vaticano si devono fare due ipotesi.
La prima possibilità: la dichiarazione vaticano può significare che il papa in quel momento non voleva dire che l’omosessualità è malattia psichica. Questo non significa che non lo possa essere, ma solo che lui in quel momento non voleva dirlo. La seconda possibilità: potrebbe anche significare che per la Chiesa non c’è più possibilità di identificare l’omosessualità come malattia psichica (come per l’OMS), ma in quel caso non possono più rimanere in vigore e devono essere urgentemente – per l’amore della verità – ritrattare l’intera posizione ecclesiale sull’omosessualità e la sua discriminazione, perché si base sulla convinzione che l’omosessualità è una innaturale e socialmente pericolosa distorsione psicologica. L’intero sistema di discriminazione delle persone omosessuali dovrebbe essere cancellato, se il papa fosse stato coerente con la correzione che ha permesso fare al Vaticano nella sua risposta».

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