Fratelli d'Italia plaude alla De Mari, sostenendo che Mieli fosse un pedofilo


Sembra che Fratelli d'Italia abbia molto apprezzato la presenza della fondamentalista Silvana De Mari al programma di Lilli Gluber. In un processo di beatificazione dell'oidio omofobico, è sul loro organo di stampa ufficiale che scrivono:

La psicoterapeuta e scrittrice di romanzi fantasy Silvana De Mari ha fatto saltare sulla sedia Lilli Gruber durante la puntata di lunedì sera di Otto e mezzo su La7. La De Mari, invitata per parlare di violenza del linguaggio in politica e sui social, ha condannato la dittatura del politicamente corretto e il suo esempio, relativo al circolo Mario Mieli di Roma, ha letteralmente stravolto la scaletta del talk show. Silvana De Mari è nota per la sua tesi secondo cui l’omosessualità è una malattia psicologica ma non ha parlato di questo nel salotto della Gruber. Riferendosi all’impossibilità di manifestare liberamente le proprie opinioni che è uno dei tratti violenti delle società nelle quali impera il “pensiero unico” ha detto che esiste a Roma un circolo gay ispirato a una figura di intellettuale, Mario Mieli, appunto, morto suicida a 31 anni, il quale era “attratto dall’erotismo dei bambini”. 

Sostenuto che la signora De Mari abbia un qualche titolo accademico che le permetta di sostenere che l'omosessualità debba essere ritenuta «una malattia» nonostante non abbia mai fatto la psicoteraupeuta dato che ha dedicato al sua vita a fare endoscopie, è sostenendo che l'attacco avrebbe una qualche attendibilità che l'articolo propina la versione del "è vero perché lo dice lei". Scrivono:

La De Mari ha riportato citazioni testuali da un libro di Mario Mieli, Elementi di critica omosessuale. Ha inoltre ricordato che nel corso dei suoi spettacoli Mario Mieli, che costruiva il suo personaggio sulle provocazioni, mangiava i suoi escrementi e quelli del suo cane per dimostrare che l’amore deve essere libero di manifestarsi in tutte le sue forme, e tra queste forme appunto erano incluse pedofilia e necrofilia.

In realtà la semplificazione propinata ai lettori dal Secolo d'Italia ci mostra quanta ignoranza o malafede si celi dietro ai loro redattori. La realtà storica è che nel 1977 la psicologia del tempo condannava l'omosessualità e la definiva «perversione» Per opporsi a quelli che l’autore chiamava «psiconazisti», Mieli si limita a riabilita tutte le parafilie: coprofagia, zoofilia, necrofilia e sesso con i minori. Era dunque davvero pedofilo? No, perché basterebbe leggere il suo pensiero per comprendere che Mieli non teorizzava la libertà dell'adulto di poter abusare dei minori, ma sosteneva che l’individuo dovesse essere sessualmente libero a poter disporre del suo corpo sin dalla più giovane età.
Si può anche discutere di come quella pozione sia incompatibile con la cultura odierna, ma da qui a lanciare accuse basate sulla falsità di chi cerca di attribuirgli tesi diverse da quelle proposte ne passa di acqua sotto ai ponti.

Ma forse l'aspetto più grave e pericoloso dell'articolo è come Fratelli d'Italia paia voler sostenere che l'insulto gratuito sia un comportamento apprezzabile, in quel clima da complotto in cui chiunque neghi la realtà scientifica e ricorra alla violenza gratuita sarebbe un mentore da seguire e da promuove.
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