La CitizienGo chiede la rimozione dei colori rainbow dalla fermata di Porta Venezia: offendono gli omofobi


Apprezzano gli ospedali intitolati ai papi, difendono le vie dedicate a opinabili personaggi delle destre fasciste e schiumano di rabbia se una fermata della metropolitana ha le pareti color arcobaleno. Sono i fondamentalisti della CitizienGo, l'organizzazione di Ignacio Arsuaga che promuove odio omofobico negli stati che l'integralismo internazionale considera maggiormente bigotti e fertili ad una propaganda d'odio di stampo medioevale. In Italia l'organizzazione è rappresentata dal fondamentalista Filippo Savarese, un uomo che viene pagato per odiare i gay e cerca di danneggiare le loro vite e le loro famiglie.
Questa volta l'offensiva passa dal sostenere che il povero Filippo Savarese si senta privato della stazione metropolitana di Porta Vanezia a Milano perché mai scenderebbe dal treno se le pareti hanno un colore che ricorda i diritti delle persone lgbt. Di contro, atei, gay, stranieri e mussulmani hanno il dovere di tacere mentre si trovano a dover ricorrere alle cure ospedaliere del San Carlo, del San Paolo o del San Pio X. Siamo dunque alla pretesa di chi vuole imporre i suoi simboli mentre esige che si censuri qualunque realtà sia contraria al suo business dell'odio.

Nella missiva dell'organizzazione integralista, il termine «normalità» viene usata in opposizione alle persone lgbt, sottolineando come questa gente sembri incapace di aprire bocca senza vomitare insulti e offese gratuite. Ed è romanzando la realtà dei fatti che in una missiva indirizzata al presidente dell'ATM scrivono:

L'Agenzia di Trasporti Milanesi (ATM), su pressione del Comune di Milano che la controlla, ha deciso di lasciare in modo permanente l'allestimento "arcobaleno" della fermata metro di Porta Venezia, dedicato alle cause del movimento LGBT in occasione dell'ultimo Gay Pride .
Ma quali sono queste cause? Matrimonio gay. Adozioni gay. Corsi scolastici sulla fluidità sessuale dei bambini. Utero in affitto. Poliamori/poligamia. Si tratta di cause ideologiche e politiche, totalmente divisive nella cittadinanza, peraltro largamente contraria a quasi tutte queste istanze.

La premessa è dunque l'illazione con cui Filippo Savarese fa dietrologia, attribuendo sommarie rivendicazioni opportunamente storpiate e giurando che la maggioranza dei milanesi sarebbe omofobo e favorevole alle sue ideologie contro le famiglie e contro i diritti dei bambini. Lui, quello che vuole donne schiave e figli costretti ad essere conformi al volere di un padre-padrone. ro
Interessante è anche come ricorra al termine «divisivo» quasi a voler sostenere che si lecito essere contrari l'esistenza di interi gruppi sociali. Poi esulta tutto tronfio se il suo Salvini gli propone tematiche divisive come l'istituzionalizzazione della xenofobia, la schedatura incostituzionale su base etnica o la discriminazione delle famiglie gay. Al solito, siamo davanti all'ipocrisia resa business.

Sempre propinando i suoi ritornelli propagandistici, l'organizzazione integralista aggiunge:

La scelta di "regalare" la fermata metro di Porta Venezia al movimento politico LGBT lasciando in via permanente gli allestimenti del Gay Pride viola la neutralità politica che deve connotare gli spazi pubblici di utilità comune. Non è giusto usare servizi pubblici per esaltare le idee di certi passeggeri a scapito di quelle di altri.
Il movimento LGBT è politicamente attivo per l'introduzione nelle scuole di corsi sulla fluidità sessuale dei bambini e per leggi sulle adozioni gay e sull'utero in affitto: temi estremamente divisivi nella cittadinanza che non possono essere sbandierati come patrimonio comune da valorizzare in modo così propagandistico per fini elettorali.
Chiedo al Comune di Milano e all'ATM di ripristinare immediatamente lo stato normale di Porta Venezia, e di rispettare il concetto stesso di Bene Comune.

Se il signor Savarese pare incapace di comprendere che nessuno ha regalato nulla a qualcuno, evidente è come pretenda che il mondo sia ritenuto una proprietà riservata al volere della lobby che lui rappresenta, di fatto sposando l'ideologia nazista e il loro sostenere che sia lecito sopraffare interi gruppi sociali se ci si dice infetidisti dalla loro esistenza. Peccato sia evidente che, se fosse stato per personaggi come lui, probabilmente oggi staremmo ancora condannano a morte chiunque osi sostenere che la Terra non sia piatta.

Fermo restando che l'ideologia e la dietrologia della pretese integraliste è evidente, stando al "ragionamento" di Savarese verrebbe da osservare che se un ateo è infastidito dal crocefisso nelle classi, bisognerebbe rimuoverli dato che la scuola è di tutti. Se non si volessero statue di santi o papi, bisognerebbe abbatterle dato che le strade sono di tutti. Eppure la loro Cristina Cappellini ha imposto statue della madonna nell'ingresso della Regione Lombardia, così come il loro Gianfranco Amato è l'avvocato che venne pagato dalle lobby statunitensi per "difendere" le leggi fasciste che imponevano crocefissi nei locali pubblici. E se le loro "regole" valgono solo contro gli altri mentre pretendono di poter fare ciò che vogliono contro la libertà altrui, evidente è che tali richieste siano ipocrite o in profonda malafede.
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