La leader "no-vax" del M5S si rimangia tutto: «Mi sono informata e ho vaccinato mio figlio»


Paola Taverna diceva che «i centri vaccinali sembrano dove marchiano le bestie» o che «una volta si andava da mio cugino per prendere il morbillo».
Divenuta un volto noto del movimento "no-vax", ha fatto di tutto perché altri genitori non vaccinassero i loro figli sulla base di ciò che lei raccontava. Ora, candidamente, se ne esce dicendo: «Ho avuto l'opportunità di informarmi, di scegliere e ho scelto di vaccinare mio figlio».
Se la donna tace su quale fine abbiano fatto i bambini che non sono stati vaccinati a seguito delle sue manifestazioni di piazza, è lei stessa ad ammettere che dietro le sue rivendicazioni ci fosse solo disinformazione a danno della salute dei bambini. Eppure i giornali le hanno dato visibilità e hanno amplificato le sue teorie basate sul nulla.
Il problema è che la signora Taverna non è una casalinga qualunque, ma è l'attivista "no-vax" che i 5 Stelle hanno reso vicepresidente del Senato. È una donna che ha preso voti raccontando le frignacce che lei stessa oggi smentisce, anche se pare non abbia alcuna intenzione di abbandonare la sua poltrona. Intanto annuncia: «Il mio impegno sul tema del vaccini può considerarsi concluso».
Ed è così che la sua rivendicazione tenta di spostarsi su una presunta "libertà di scelta" che dovrebbe impedire allo stato la protezione si bambini che dovessero avere la sfortuna di avere genitori ignoranti. Il tutto sposando l'ideologia leghista di Pillon sul fatto che i minori non debbano avere diritti individuali perché lui vuole siano ritenuti proprietà di genitori che debbano poterne disporre a proprio piacimento (anche e soprattutto nei casi in cui i pregiudizi dei genitori siano contrari al supremo interesse dei bambini).
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