La Lega proporrà Povia come super ospite della festa marchigiana in onore del "comandante" Salvini


Povia è quello dei piccioni che fanno oh, ma è anche il fondamentalista che va in giro a dire che i gay possono essere "curati" o che i migranti debbano essere cacciati a pedate perché a lui sgraditi.
A breve affiancherà il "generale" Gianfranco Amato in una serie di convegni ideologici contro l'unità d'Italia, probabilmente inneggiando all'indipendenza della Serenissima dopo i convegni leghisto che hanno esaltato la figura dei separatisti Ucraini finanziati dal magnate russo Konstantin Malofeev (datore di lavoro del parlamentare russo che ha affiancato Salvini in svariati convegni di partito e che risulta legato alle lobby integraliste anti-gay che operano anche in Italia).
Prima dei progetto di riorganizzazione geopolitica per creare il sogno di Dugin e il suo progetto per il dominio dell'Europa attraverso un «fascismo perfetto» governato da Mosca quale «terza Roma», Povia sarà l'ospite d'onore della festa leghista finalizzata alla promozione del "comandante" Matteo Salvini.
Tra autoproclamati "generali" e sedicenti "comandanti", è mediante l'esaltazione di personaggi come Povia che partito di Matteo Salvini pare concentrato sul tentativo di sdoganare l'odio attraverso la promozione di chiunque sia solito dare libero sfogo ad omofobia, xenofobia, misoginia e sessismo.

Il risultato è questo, con la Lega che scrive in grande il nome di Povia quasi fosse un personaggio che ben rappresenta la loro ideologia e la loro propaganda politica:



In vista dell'evento, gli organizzatori si stanno anche occupando di distribuire le immaginette propagandistiche predisposte dal capo dell'ufficio di propaganda salvinina (recentemente premiato con un cospicuo aumento di stipendio non appena Salvini l'ha fatto assumere dal Viminale e lo ha messo in conto agli italiani). Sostenendo che bisognerebbe ringraziare "Matteo" per il solo fatto di esistere, l'immagine del "comandante" diventa tragicomica attraverso il ricorso ad una figura che mostra un uomo osannante che pare in adorazione di una qualche divinità:



Non esiste una Lega e non esiste il partito, nella loro dialettica esiste solo un Salvini che va esaltato e adorato al pari del duce o di Putin. Lui decide, il partito è solo una scatola vuota di servitori che faranno ciò che lui dice dovranno fare.
Quindi a lui va detto «grazie» per aver sostenuto che il razzismo conti più delle leggi dello stato, per aver sdoganato l'insulto gratuito come surrogato alla mancanza di argomentazioni razionali e per aver imbarbarito la popolazione al punto da richiedere l'invio si ispettori da parte dell'Onu. In pochi mesi ha coniato termini come «buonista», «pidiota», «risorsa boldriniana». Ha convinto gran parte della popolazione che sia lecito definire «clandestino» anche chi non è ritenuto tale dalla legge, regalando il sogno che si possa accrescere il proprio benessere se non si avranno remore nel sacrificare la vita altrui.
Ma forse il leader che fa ciò che vuole piace al leghista medio soprattutto quando lo immagina furbo. In fondo lui è quello che si faceva pagare per fare l'assenteista, è quello che ha collazionato donne senza mai lavorare un solo giorno al di fuori della politica ed è quello che si è speso i 49 milioni di euro che il suo partito ha sottratto al popolo italiano e che lui ha riconosciuto come illeciti quando denunciò Bossi (prima di riportarselo in Parlamento), salvo poi cavarsela con una comoda rateizzazione di ottant'anni che farà sì che molti degli italiani faranno in tempo a morire prima che lui saldi il suo debito senza manco versare quegli interessi che lo stato chiede ai suoi sudditi.
E chi meglio di Povia potrebbe decantare le lodi al leghista furbo che ha saputo tramutare il razzismo e l'odio sociale in una lucrosa macchina per produrre soldi e voti?
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