La Poleggi sogna la Polonia, plaudendo a chi paga la produzione di bambini


Francesca Romana Polegi sogna un'Italia trasformata un una nuova Polonia, augurandosi possa diventare una sorta di azienda adibita alla produzione di bambini.
La numero due dell'organizzazione forzanovista "Provita Onlus" è divenuta articolista per il quotidiano di Maurizio Belpietro, ed è da quella sede che scrive:

Hanno poca risonanza sui media asserviti alla cultura della morte gli esempi virtuosi di Paesi che si adoperano concretamente in difesa della famiglia – e perciò, in ultima analisi, in difesa di se stessi: bisognerebbe, infatti, che si considerassero queste spese come “investimenti”, non semplici “trasferimenti” di tipo assistenziale. Al di là delle questioni geo-politiche che qui non interessano, i successi delle politiche sociali e familiari di Paesi come Russia e Ungheria non fanno notizia. Tanto meno quelli della Polonia, dalla quale invece abbiamo ricevuto dati ufficiali di prima mano perché il presidente di ProVita, Toni Brandi, ha conosciuto personalmente, in occasione del Congresso mondiale delle famiglie dello scorso anno a Budapest, Elżbieta Rafalska, Ministro della famiglia, del lavoro e delle politiche sociali. In questi giorni, ci ha gentilmente inviato notizie relative ai programmi implementati e ai risultati ottenuti.

Se potremmo osservare che Toni Brandi è quella stessa persona che parlò dell'oligarca russo Kostantin Malofeev come di «un uomo coraggioso» nonostante volesse riportare la monarchia in Russia e finanziò l'invasione armata dell'Ucraina, la Poleggi racconta tutta soddisfatta come gli «sforzi del governo polacco sono tesi a far aumentare il tasso di fertilità» e come sarebbero passati «da 1,36 bambini per donna nel 2016 all'1,45 del 2017».
Spiega anche che la Polonia avrebbe lanciato un progetto denominato "Programma famiglia 500 plus" che prevede il pagamento da parte dello stato di 120 euro per ogni figlio prodotto dopo il primo e l'introduzione della “Large family card” (che precisa sarà «presto utilizzabile anche tramite smartphone con apposita applicazione») che «offre sconti alle famiglie con almeno tre figli, indipendentemente dal loro reddito, per l'acquisto di prodotti alimentari e cosmetici, abbigliamento e calzature, libri, giocattoli e carburante; riduce i costi delle bollette, dei servizi bancari e del trasporto pubblico».
In altre parole, fare figli diventa un business e ogni bebè varrà punti fedeltà quasi fossimo al supermercato: terminata la raccolta si avrà uno sconto.

Ma ad esaltare la signora Poleggi non è solo un incentivo economico per chi produce figli su larga scala, è soprattutto il tentativo di impedire alle donne qualunque libertà di scelta:

Il Governo polacco ha ben capito che la spesa per la famiglia e la natalità è un vero e proprio investimento per il futuro del Paese. E nonostante l'acredine mostrata dalle istituzioni europee, il nobile Paese baltico ha una normativa sull'aborto estremamente restrittiva e ha in programma di restringerla ulteriormente (vietando l'aborto eugenetico dei disabili). E il bello è che la mortalità materna in Polonia (3/100.000) è la più bassa d'Europa. Più bassa che in Paesi abortisti “evolutissimi”, come la Norvegia (4/100.000), la Svezia (5/100.000) o la Francia (8/100.000). Incredibile ma vero. E sono dati ufficiali dell'Organizzazione mondiale della sanità, che però i cultori della morte non vi faranno mai leggere.

Bhe, se le donne vengono obbligate a partorire con la forza, non pare strano che i dati ufficiali indichino cifre più basse (anche perché chi ricorrerà ad aborti clandestini non andrà a dirle in giro se una donna muore). Ed è così che la signora Poleggi vede nella famiglia un mero centro adibito alla produzione di bambini, quasi non le interessasse occuparsi di come bisognerà poi garantirgli studi, occupazione e quei diritti civili contro cui lei è solita battersi.
Volessimo risponderle con gli slogan a lei cari, potremmo dirle: ti piace la Polonia? Vacci, ma non rompere le scatole a chi crede che i figli debbano essere voluti e non pagati.
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