Lilli Gluber e la sua marchetta all'armata Brancaleone dell'omofobia organizzata


Continuano a piovere proteste contro la decisione di Lilli Gluber di dare visibilità mediatica davanti ad un milione e duecentomila spettatori alla fondamentalista Silvana De Mari. Non è chiaro a quale titolo la conduttrice le abbia chiesto analisi politiche in virtù della sua carriera da endoscopista, ossia la signora che infila tubi nel deretano dei pazienti.
Inoltre l'unica cosa per sui la signora De Mari si è fatta conoscere è stato il suo sostenere che l'omosessualità sia una "malattia", che la sessualità esista solo in presenza di eiaculazioni maschili all'interno di vagine femminili o che Dio inviti i maschi a possedere armi con cui poter sterminare chiunque gli sia fastidio. Eppure la Gluber l'ha invitata, le ha dato la possibilità di diffamare chi l'ha denunciata per diffamazione (peraltro mentendo sui motivi della denuncia) e si è promosso il suo nuovo libro. Insomma, una vergogna.

A pochi minuti dal termine della trasmissione, il suo intervento è stato rilanciato dai siti che si occupano di produrre e promuovere bufale razziste attraverso un video caricato su YouTube da Nicola Pasqualato. Nelle ore precedenti, la presenza della signora De Mari e gli slogan sulla sull'auto-proclamazione a detentrice unica ed ultima della «verità» che la fondamentalista avrebbe lanciato in diretta sono stati anticipati dalla signora Angela Ciconte.
Non sembra un caso che si tratti di due esponenti del partito di Mario Adinolfi, oggi confluiti nel movimento di quel Gianfranco Amato che offre assistenza legale alla signora De Mari.
Se è pur vero che la De Mari appare come un cane sciolto, parrebbe improbabile che un discorso anticipato ore prima dalla donna che seguiva le sue dirette per condo di Adinolfi non fosse stato concordato con il suo avvocato, ancor più se giunto in concomitanza con alcuni articoli contro Mario Mieli pubblicati da quel Belpietro per cui lei lavora.
Dunque la domanda è quanto la Gluber abbia collaborato con la propaganda del fondamentalismo cattolico, con l'aggravante di non aver dato una possibilità di replica a chi è stato attaccato da quel discorso traboccante d'odio.

A giudicare dalle reazioni registrate sul web, a fronte delle innumerevoli proteste sono i soliti volti noti dell'omofobia organizzata, tutti rigorosamente legato ad Gianfranco Adinolfi e a Gianfranco Amato. Forse il raid della fondamentalista è stato un fiasco o forse il suo obiettivo era la possibilità di disinformare un pubblico televisivo che non era a conoscenza dei fatti, sia mail potesse credere alla sua versione alterata della verità (certificata dal suo spergiurare che le sue bugie fossero «la verità»).
Tra chi era informato, i pochi commenti di plauso giungono da tre nomi noti per la loro omofobia e per la loro idolatria di chiunque benedica il loro disprezzo contro il prossimo:





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