Salvini e la sua surreale condanna al razzismo e all'omofobia


Dopo il raid razzista che ha visto la devastazione della Scuola di Cultura Popolare di Milano, con svastiche, insulti omofobi e scritte inneggianti a Matteo Salvini tracciate sui muri, è all'Ansa che il leader leghista ha dichiarato:

Solidarietà alla scuola e a chi è stato colpito da questi vigliacchi. Omofobia, violenza e razzismo non fanno parte dell'Italia che voglio e per cui lavoro. Collegare questi comportamenti al lavoro di buon senso, rigore e sicurezza che sto portando avanti è follia.

Se Salvini credesse davvero in ciò che afferma, dovremo aspettarci che la smetterà di fomentare razzismo sostenendo che gli immigrati portino malattie, siano l'unico problema dell'Italia o che possano essere definiti «clandestini» anche quando chi chiede asilo o arriva con la guardia costiera non è ritenuto tale dalla legge. Dovremmo aspettarci l'espulsione dalla Lega di chi ha basato sull'omofobia la propria campagna elettorale, a cominciare dalle suestesse tesi sulla necessità di vietare rappresentazioni cinematografiche di qualunque relazione non si basi sull'eterosessualità. E magari bloccherebbe il suo progetto di condono volto a premiare chi ha ignorato le regole mentre gli altri pagavano le tasse.
Ma fa anche riflettere come Salvini dica che lui non porta avanti un piano di governo, ma lavora per imporre il suo progetto per la sua italia. È la retorica dei dittatori, già esternata anche nei fatti con il suo sostenere che chi viene eletto (cioè non lui, dato che l'83% degli italiani ha votato per altri) debba poter fare ciò che vuole senza che gli organi di garanzia possano vigilare.
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