Secondo la stampa neofascista, la Procura avrebbe sancito che «le famiglie omogenitoriali sono illegali»


Fa sorridere come i gruppi neofascisti plaudano a qualunque sentenza isolata veda riconosciuta la loro ideologia, sostenendo che tanto basti a ritenerla un dogma.

In un articolo di Vittoria Fiore dal titolo "Niente bambini a coppie gay: il giudice sconfessa Raggi e Appendino", l'ultradestra de Il Primato Nazionale mette subito in evidenza la loro richiesta di discriminazione basata sull'orientamento sessuale. Ed è così che scrivono:

Avevano deciso di sostituirsi al Parlamento per combattere la loro «battaglia di civiltà» in favore delle adozioni ai gay. Stiamo parlando dei sindaci grillini Chiara Appendino e Virginia Raggi. La Procura di Roma, però, sta per infrangere i sogni delle due pentastellate: secondo l'ufficio guidato dal procuratore capitolino Giuseppe Pignatone, le cosiddette famiglie «omogenitoriali» sono un arbitrio e, quindi, illegali.

Se il sostenere che alcune famiglie sarebbero «illegali» ricorda molto il nazismo, è attaccando la registrazione all'anagrafe dei figli dei gay che il sito di estrema destra sentenzia:

Secondo la Procura, dunque, essendo la maternità surrogata un reato, è inammissibile che «una condotta illecita possa produrre conseguenze non vietate soltanto perché la condotta è stata compiuta all'estero». Ma il ragionamento della Procura esula dal caso specifico e abbraccia più in generale tutta le questione delle adozioni gay. Per i pm, è inaccettabile che un bambino «debba essere figlio solo in ragione di un'unione civile» e non abbia «alcun legame con la mamma che l'ha concepito».

Secondo tale teoria, lo stato dovrebbe togliere i figli anch5w a Gandolfini dato che li ha adottati e non ha alcun legame biologico con loro. Eppure pare che queste regole valgano solo contro i gay.

Il delirio prosegue:

Inoltre, viene ribadito che non esiste filiazione biologica tra persone dello stesso sesso «per espresso divieto di legge». E, infine, sul piano giuridico deve essere data priorità al diritto del bambino di avere una madre e un solo padre.

Peccato che in questo caso ci sarebbe solo un padre o una madre, sottraendo al minore uno dei genitori che lo crescerà.
Tutta tronfia di come i bambini saranno le prime vittime della sua omofobia, la camerata Fiore si lancia nel sostenere che le sentenze a tutela del supremo interesse del minore sarebbero «un arbitrio vero e proprio, poiché queste decisioni spettano ovviamente al Parlamento nazionale. Di certo non a giunte comunali o a magistrati ideologizzati».
In altre parole, pretendono che alcune famiglie vengano costrette a chiedere il permesso di poter esistere, confidando che i politici a loro vicini non esiterebbero a negarglielo. Peccato che la Costituzione dica chiaramente che lo stato ha il dovere di «riconoscere» le famiglie e non certo di ridefinirli, così come non bastano gli insulti a negare le solide basi giuridiche delle sentenze che antepongono i diritti dei bambini ai pregiudizi dei fondamentalisti.
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