Il pizzaiolo napoletano Salvatore Di Matteo si lancia all'attacco dell'omogenitorialità: «È una perversione»


L'aspetto più becero dell'orrida campagna di Provita Onlus contro i diritti dei figli dei gay (per i quali il loro presidente chiede si proceda all'annullamento degli atti di nascita e a procedimenti che li rendano orfani di genitori in vita) è il tentativo di creare una discussione pubblica su tematiche poco conosciuti. E dato che siamo nell'epoca in cui su Facebook sono tutti tuttologi, è tra slogan e pregiudizi che vediamo persone che si affannano a vomitare giudizi senza alcuna base scientifica.
Serve un uomo e una donna, dicono. Ma poi non chiedono se quell'idea è condivisa dai milioni di bambini che vivono in uno stato di abbandono nelle loro famiglie "tradizionali" o non indagano sulle esperienze dei figli delle famiglie arcobaleno per capire se davvero si ritrovano nella rappresentazione che il presidente di Provita offre di loro e contro il loro interesse. Parlano a nome di bambini che non ha hanno ascoltato, propongono slogan populisti basati su generalizzazioni e lavorano alacremente perché si impedisca ai più di poter conoscere quelle famiglie attraverso ai media (sia mai che un popolo informato sia un popolo che non si accontenterà più di qualche squallido manifesto di incitamento all'odio pubblicato sul quotidiano di Belpietro).

Tra i tanti commenti di chi parla perché ha una bocca, un lettore ci segnala il post scritto dalla compagna di quello che ci dice sia uno tra i più famosi pizzaioli di Napoli, Di Matteo. Ed anche lui entra nel thread e ci a vomitare una buona dose di ignoranza contro le famiglie attaccate dal fondamentalismo:



Se il saper far la pizza non significa certo avere competenze per inveire contro le famiglie altrui, la pubblica ostentazione di certe posizioni dovrebbe quantomeno interessare i suoi clienti: chissà se una donna gradirà dare i suoi soldi ad un uomo che parla di «magnatell na femmena» o se un gay gradirà mangiare una pizza preparata da un tale che definisce «perversione» la sua famiglia.
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