Il Tempo: «I gay pretendono di essere considerati alla pari delle famiglie anche se il loro è un capriccio»


Il Tempo è un quotidiano che spera di poter ricorrere alla violenza verbale per sdoganare l'odio omofobico in ode ai coiti vaginali del loro amatissimo Toni Brandi (il fondamentalista che dalle loro pagine ha firmato vere e proprie perle di omofobia come l'articolo in cui invitava a discriminare i gay on modo da potersi illegalmente impossessare delle loro eredità).
Se in un dibattito normar si porterebbero idee e opinioni, loro preferiscono ricorrere agli insulti. Loro non parlano mai di GpA, preferiscono i termini coniati dal fondamentalismo e mai senza dimenticarsi di accostarli ad aggettivi dispregiativi. Sarebbe come se non parlassero del parto avuto da una donna, preferendo scegliere di descrivere l'uscita un feto che le ha slabbrato la vagina mentre lei urlava e probabilmente defecava sul tavolo operatorio. È una costante ricerca di un linguaggio che sia offensivo e lesivo della dignità umana.

Il quotidiano della destra romana se ne esce con un articolo del solito Marcello Veneziani intitolato "I bimbivendoli e le sindache censori", in cui inveisce in maniera disgustosa contro le sindache che hanno osato rimuovere gli orribili manifesti stampati dall'organizzazione forzanovista Provita Onlus per creare creare disinformazione e odio contro le famiglie gay.
Fregandosene bellamente di come ad accedere alla GpA siano principalmente coppie eterosessuali, è inveendo solo e sempre contro i gay che Il Tempo ripete ossessivamente che «chi critica chi compra figli surrogati non ha diritto d'opinione e diventa subito omofobo». Ed è con una violenza ancor più inumana che il quotidiano dell'estrema destra romana (ossia quelli che nominarono Benito Mussolini il loro uomo dell'anno) si mette a spergiurare che «Miguel Bosè lascia il compagno e si contendono i figli comprati». None era il compagno ma il marito e sinceramente hanno rotto le scatole con il loro uso di termini offensivi verso le famiglie gay quando a loro vada bene che Gandolfini si sia procacciato manciate di figli data l'infecondità del suo matrimoni, gli va bene che Adinolfi abbia rifilato la prima figlia all'ex-moglie quando si è trovato una ragazzina più giovane e non gliene frega nulla delle migliaia di famiglie eterosessuali che costringono i figli a vivere in uno stato di abbandono. per loro la famiglia non è un luogo d'amore, per loro la famiglia è una scopata in cui il maschio possa rivendicare il suo dominio sessuale sulla donna.

Sempre negando la verità dei fatti, l'articolo continua a negare l'evidenza di come le coppie eterosessuali accedano alla maternità surrogata in numero assai maggiori ai gay, giurando che il loro amatissimo Toni Brandi avrebbe stampato quei suoi orribili manifesti per «la difesa della famiglia con padre e madre». Molto ipocrita è anche come Il Tempo sorvoli sulla verità di come il loro Toni Brandi si sia fatto affiancare dai Giuristi per la vita di Gianfranco Amato nel presentare decine di denunce in cui chiedevano censure, sospensioni o provvedimenti disciplinari contro chiunque osasse avere opinioni diverse dalle loro. Ricorrendo ad un vittimismo ideologico e falso, giurano che «i liberi e moderni, i civili e i tolleranti fanno rimuovere il manifesto; se hai un'idea diversa dalla nostra, anche se poi è l'idea che ha permesso da sempre ogni civiltà, te la devi ricacciare in gola, non la puoi esprimere».
Ovviamente è falso, Dopo anni di campagne di promozione all'odio e dopo aver persino promosso quelle torture sui minori che risultano provata causa di suicidi, l'impressione è che Provita Onlus abbia avuto più libertà di quanta fosse tollerabile. La diffamazione non è espressione di un'idea., è comprare con i soldi l'odio nella speranza di poterne trarre profitto.

Il Tempo passa così a giurare che la loro vomitevole strumentalizzazione ideologica del divorzio di Miguel Bosé debba legittimare l'odio contro le famiglie gay. Ricorrendo ai termini così disgustosi da far sospettare sulla sanità mentale di chi può aver defecato un simile rantolo d'odio. Dicono che Bosè si sarebbe procurato una madre «in affitto» e che avrebbe «commissionato dall'utero in affitto una coppia di gemelli e si è unito con un compagno anch'egli padre unico di due gemelli nati anch'essi noleggiando un utero».
Sottolineando che il loro unico problema sono i gay perché odiano i gay e non accettano possano avere i loro stesi diritti, l'articolo incalza:

Provo a ricapitolare la sequenza generale, dall'inizio. Due persone dello stesso sesso decidono di far coppia. Sono liberi, fatti loro, nulla da dire. No, loro vogliono essere considerati alla pari delle famiglie e vogliono unirsi in matrimonio. E le sindache, come la Raggi e l'Appendino, subito accorrono a celebrare i loro matrimoni. Ma non basta. Vogliono adottare un figlio, e poco importa se questa creatura crescerà con una sola figura genitoriale a doppione, senza la madre. Ma non basta ancora: non adottano un bambino che ha perduto i genitori ma ne vogliono uno nuovo di zecca e allora se lo comprano ancora cellofanato nella placenta tramite quella pratica vergognosa che è l'utero in affitto, ipocritamente ribattezzato maternità surrogata. I più ricchi possono permettersi anche stock di figli in confezioni gemellari. E i sindaci grillo-progressisti benedicono e celebrano. Ma poi, prendi il caso Bosé, il capriccio finisce male: la coppia orno sex scoppia, come capita anche altre coppie tradizionali e i quattro bambini comprati aIl'ipermarket (o super-racket) delle maternità svendute, devono ripartirsi tra i due genitori. Ma niente paura, avvertano i due papà, c'è skype, che permetterà ai bambini divisi di parlarsi e vedersi come se fossero a casa. Che felicità per quei bambini, diremo con l'Espresso. Ma come si sentiranno quei bambini, venduti alla nascita dalle loro mamme, vissuti con due orno-padri ma senza una madre, che ora si ritrovano pure con mezza paternita ciascuno? Pensate che sia civile, moderno, libertario tutto questo? O pensate che sia incivile, bestiale, egoistico, capriccioso, offensivo per la dignità della donna e lesivo per la vita dei bambini? Immaginate la mia risposta, ma guai a renderlo manifesto.

Insomma, demagogia pura infarcita di insulti e offese. veneziani pare giocare a far finta che tra etero non ci siano problemi in caso di divorzio: Peccato potemmo iniziarci a domandarci qual sadico augurerebeb ad iun bambino di avere genitori come Pillon o Adinofli? E magari potremmo tornare a domandarci chi sia satato il giudice che ha condannato dei bambini a dover crescere con quel Gandolfini che pretende di poter decidere quale orientamento sessuale debbano avere.
Generalizzare e insultare non dà la ragione, mostra solo quante poche argomentazioni Veneziani possa addurre alla sua crociata di puro odio.

Immagini: [1] [2]
1 commento