Il Tempo: «I manifesti di Provita non erano provocatori. Erano inni alla vita in difesa della vera famiglia»
A corredo del vomitevole articolo di Marcello Veneziani con cui Il Tempo ha inaugurato la sua ennesima crociata a favore della demonizzazione e persecuzione delle famiglie gay, il quotidiano della destra romana se ne esce con la solita messa a frutto dell'omofobia ad uso politico. L'obiettivo è sostenere che i 5Stelle sarebbero troppo liberali e che bisognerebbe votare molto più a destra se ci si vuole sentire liberi di poter diffamare, insultatore, denigrate e perseguitare intere famiglie sulla base del proprio pregiudizio.
L'offensiva è contenuta in un articolo intitolato "Virginia sulle orme di Marino. Crociata contro la vera famiglia" in cui tal Pietro De Leo ci spiega che per essere famiglie serve un maschio che penetra vaginalmente una femmina. Emulando Veneziani nel tentativo di disinformare i lettori sul fatto che la GpA è una pratica a cui accedono principalmente coppie eterosessuali, è attaccando le famiglie gay che l'uomo scrive:
Giù anche l'ultimo manifesto Pro Vita a Roma, che s scagliava contro la mercificazione dei bambini per la genitorialità delle coppie omosessuali, raffigurando un bambino, in lacrime, collocato in un carrello con un codi ce a barre addosso. Alle su( spalle, due uomini indicati come Genitore 1 e Genitore 2. Altra vicenda di una serie piuttosto nutrita, che colloca il Campidoglio a Cinque Stelle, guidato dal sindaco Virginia Raggi, in quel filone di amministrazioni ossequianti verso le tesi dell'omogenitorialità (lo era anche quella di Ignazio Marino). Il caso di questi giorni si riallaccia, infatti, ad altri simili, tutti con la stessa dinamica. Compare un cartellone, oppure una campagna affissioni, su temi riguardanti la difesa della famiglia naturale, parte il coro delle proteste da parte delle associazioni omosessuali e relativi politici sodali nelle istituzioni, tutti pronti a gridare contro l'orrore, l'offesa e il carattere provocatorio dell'iniziativa (se non fosse «impattante», che comunicazione sarebbe?). Al che, dal Campidoglio arriva la disposizione di rimozione. Quest'anno era già accaduto a maggio, quando destarono scalpore i manifesti dell'associazione CitizenGo. Nell'anno del #Metoo e della continua (sacrosanta) sensibilizzazione contro gli nnicidi che vedono vittime donne, comparvero alcu-i manifesti con la scritta: «l'aborto è la prima causa di femminicidio», e a corredo l'hastag #stopaborto, propedeutico alla marcia per la vita che si sarebbe svolta nella Capitale di lì a qualche giorno.
L'articolo tenta di negare che comprare l'opinione pubblica e pagare dei manifesti con cui si cerca di sostener che "naturale" sia sia sinonimo di eterosessuale è un atto di propaganda finalizzato ad invertire il significato della nostra costituzione. Compare odio non è fare comunicazione, è mercificare l'omofobia nella speranza di trarne profitto a danno della persone per bene che da anni sono vittima della costante diffamazione che l'organizzazione di Toni Brandi promuove contro un preciso gruppo sociale.
E non è meno disgustoso quel Filippo Savarese che sminuiva il tema degli abusi sessuali dicendo che per lui il femminicio è l'aborto. Stando a quella comunicazione, qualcuno si sarò sentito legittimato ad andare a casa e prendere a cinghiate la moglie, magari dicendole che Adinolfi lo ha assicurato sul fatto che la Bibbia permetta la sottomissione della donna e che Savarese dica che quello non è femminicidio.
Difendere tutto questo è follia, peraltro in una totale negazione di come esistano regole che valgono per tutti. Così come non si possono affiggere manifesti con donne-oggetto o non si possono promuovere falsi prezzi, la menzogna dei forzanovisti di Provita non può ledere la dignità dei cittadini.
Tutto è lecio? Bhe, anche mettere dei manifesti con il volto del direttore de Il Tempo inquadrato da un mirino pronto a sparargli al cervello sarebbe «impattante», ma verrebbe rimosso e probabilmente l'autore sarebbe denunciato. Vogliono leggi speciali sono perché gli piace promuovere l'odio contro i gay?
Si passa così a sostenere che lo scopo della loro crociata è quello di impedire il riconoscimento dei genitori delle famiglie gay. Pare non gliene freghi nulla dei bambini nati mediante GpA da coppie eterosessuali, ma i gay vanno perseguitati. Scrivono:
Peccato soltanto che quel manifesto fosse un inno alla vita, peraltro neanche provocatorio. Ma non è soltanto relativa ai manifesti, l'inclinazione progressista del Campidoglio in termini di famiglia. Lo si è visto anche per la trascrizione all'anagrafe comunale di atti di nascita compilati all'estero in cui un bambino viene indicato come figlio di una coppia omosessuale. Peraltro, in questo caso, esondando nel campo delle prerogative del legislatore nazionale. Nel nostro ordinamento non è ammesso l'utero in affitto né c'è una legge che riconosca la step-child adoption. La trascrizione effettuata a Roma riguardava una bimba nata in Canada, e i «genitori» indicati erano due uomini romani. Il gesto del Campidoglio arrivava dopo quello di Torino (dove governa Chiara Appendino, altro sindaco a 5 Stelle) e prima di iniziative omologhe in altri Comuni governati dal Pd. Soltanto che la Procura di Roma, più o meno un mese fa, ha fatto ricorso al Tribunale Civile contro la trascrizione rivendicando il «diritto alla mamma» della bambina. C'è un giudice a Roma, per fortuna.
Quella bambina ora è orfana di uno dei suoi genitori. Quella bambina non ha un atto di nascita riconosciuto in Italia e quella bambina è di fatto discriminata in nome dell'odio che Il Tempo e altri organi di estrema destra promuovono contro la sua famiglia. Loro se ne vantano
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