La Corte Costituzionale boccia doppio cognome per le coppie gay. Festeggiano gli estremisti cattolici


La Corte Costituzionale ha confermato la disposizione del decreto attuativo sulle Unioni Civili che nega una identità comune alle famiglie gay. Per poter avere un cognome comune bisognerà essere eterosessuali
Secondo i giudici, il negare pari dignità civile alle famiglie gay non sarebbe una «violazione dei diritti al nome, all’identità e alla dignità personale» dato che la scelta effettuata viene «iscritta negli atti dello stato civile» anche se è omessa sui documenti.
La sentenza ha provocato le scomposte reazioni dei fondamentalisti cattolici, tornati ancora una volta a defecare i loro slogan contro la dignità delle famiglie gay, sostenendo che «naturale» debba essere ritenuto sinonimo di eterosessuale e che «le unioni civili non sono un matrimonio, che è fondato costituzionalmente sulla famiglia naturale». Insomma, a detta loro la Coret avrebbe sancito la supremazia dei loro coiti. Convinti loro...
Decisamente opposto è il commento di Fabrizio Marrazzo, portavoce Gay Center: «La sentenza di oggi della Corte Costituzionale, in merito al doppio cognome per le coppie unite civilmente se pur per la prima volta certifica la validità della legge sulle unioni civili, la nuova Corte Costituzionale purtroppo salva i decreti attuativi, dell’allora Ministro Alfano, che delegittimavano il riconoscimento anagrafico del cambio di cognome, ossia la possibilità di far comparire il nuovo cognome sui documenti di identità, come richiesto dalle coppie e come avviene in altri paesi come ad esempio in Germania. Un passo indietro rispetto alla legge sulle unioni civili ed i diritti delle coppie lesbiche e gay».
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