Mario Adinolfi millanta fantomatici attacchi al suo presidio d'odio a Porta Venezia


Prima di essere licenziato da barbara D'Urso, Mario Adinolfi fatturava soldi proponendosi come «polemicista», ossia come il rompiscatole che andava in televisione a fare polemiche gratuite su qualunque cosa. Ed è sempre vomitando polemiche gratuite e alterando la realtà dei fatti che il fondamentalista inveisce contro i cittadini e le cittadine che hanno osato protestare per il suo violento presidio di Milano.
Adinolfi dice che i gay sarebbero persone immeritevoli di pari dignità, che sia lecito odiarli e che lui non tollera  possa esserci una stazione della metropolitana adornata con i loro colori. Vanno bene gli ospedali con statue di santi, vanno bene le stazioni intitolate a personaggi religiosi ma è intollerabile che si di dignità alle vittime della sua campagna d'odio, incentrata sul teorizzare quella che lui sostiene sarebbe la presunta "supremazia" dei coiti che ci tiene a farci sapere ami spruzzare senza preservativo in donne che dice di aver preventivamente sottomesso in quanto donne. Ci tiene così tanto ad sostentare la sua attività sessuale da voluto che le sue figlie potessero leggere sui giornali le interviste in cui l'attuale donna che sta nel suo letto racconta loro che papà la fotte in continuazione manco fosse un riccio.
Alzi la mano chi non sarebbe rimasto traumatizzato se avesse letto simili dichiarazioni rilasciate ai giornali da propria madre o dalla nuova compagna del padre che ti ha molato a mamma per infilarsi nel letto di una ragazzina molto più giovane di lui.

Raccontando bugie vergognose e gravando sui soldi dei cittadini attraverso la chiamata ingiustificata di agenti di polizia che avrebbero potuto tutelare i cittadini, il fondamentalista scrive:


Se il vittimismo di Adinolfi è una costante, patetico è con quanta ferocia dica che i gay sarebbero dei violenti e che minaccerebbero il suo presunto "diritto" a chiedere che le loro vite siano danneggiate dal suo odio. Non è infatti "opinione" quella di chi chiede siano privati dal diritto di pari dignità, chi insulta le loro famiglie o chi cerca di danneggiare le loro vite.
E non meno patetico è come Mario Adinolfi giuri su Dio che ogni sua manifestazione lo renderebbe vittima di sputi, forse sperando che una citazione Biblica che gli permetta di paragonarsi a Gesù possa portargli a fatturare soldi grazie al suo business dell'odio.

Non sembra un caso che Adinolfi abbia censurato qualunque immagine mostrasse quelli che lui dice sarebbero stati i "violenti" militanti della "lobby lgbt". Eccoli qui, e guardate che facce inquietanti:


Ma l'Ordine dei Giornalisti del Lazio non ha nulla da ridire contro quel loro iscritto che mente e diffama per profitto in contrasto con i più basilari principi del codice deontologico?
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