Provita contro la legge elvetica che criminalizza l'omofobia: «È dittatura»


L'organizzazione forzanovista Provita Onlus spera che il loro ripetere ossessivamente che l'omofobia debba essere intesa come una «libertà di opinione» basti a rendere vera quella bugia. Se sinceramente a nessuno fregherebbe nulla di cosa quegli integralisti possano pensare a casa loro, il discorso cambia significativamente quando la loro opera è finalizzata a colpire e danneggiare la vita altrui.
Una libertà di pensiero è il decidere di non sposare un gay se non si è d'accordo col matrimonio egualitario, diverso è il pretendere leggi che vietino ad intere famiglie di poter vivere liberamente la propria vita. Altrimenti ci toccherebbe dire che anche fascismo e nazismo fossero una «libertà di opinione»...

È in quel clima di becera ideologia che l'organizzazione diretta da Toni Brandi se n'è uscita con un articolo intitolato: "Dittatura in Svizzera: si va in galera per il reato di opinione".
Naturalmente l'asserzione è falsa, legata ad una loro isterica critica alla nuova legge che punisce i reati d'odio contro i gay. Ma dato che il profitto di Brandi si basa in gran parte sulla promozione di quell'odio, ecco che attraverso la penna di Manuela Antonacci scrive:

Carcere assicurato in Svizzera per chi si macchia del nuovo reato di omo-transfobia.
Con 118 voti a favore e 60 contrari, il Consiglio Nazionale elvetico ha approvato la proposta di legge: nel codice penale è stato introdotto il reato di omo – transfobia all'interno della normativa che vieta «incitamento all'odio o alla discriminazione contro una persona o un gruppo di persone sulla base della loro affiliazione razziale, etnica o religiosa».

Tanto basta per appurare un dato di fatto: l'organizzazione non vuole che i gay possano ricevere le protezioni previste per altre categorie, accettando punizioni per atti legati alle scelte altrui (religione) ma non alla loro natura (orientamento sessuale e colore della pelle).

Surreale è come paiano ben sapere i termini di una legge che paiono criticare solo perché in difesa delle loro vittime:

La proposta che sta per diventare legge, è giunta dal consigliere nazionale del partito socialista Mathias Reynard.
Non appena la legge entrerà in vigore, in Svizzera le discriminazioni basate su orientamento sessuale e identità di genere verranno perseguite d'ufficio, al pari dei reati di razzismo, e saranno punibili con il carcere fino a 3 anni. La palla passa adesso al Consiglio degli Stati (Camera Alta) che dovrebbe approvare questa proposta nel mese di dicembre.

Si passa così a presentare l'opinione di un qualche integralista allineato alla loro ideologia, senza risparmiarsi dal tentare di accomunare l'omosessualità con la pedofilia e la necrofilia:

Tra gli oppositori della nuova norma, Yves Nidegger, dell'Unione Democratici di Centro il quale ha posto l'accento sull'impossibilità di definire giuridicamente il reato di discriminazione in base all'identità di genere e si chiede se, a questo punto pedofilia, bisessualità, gerontofilia, necrofilia, feticismo, zoofilia e così via, visto che la creatività in questo settore è inesauribile, sono orientamenti sessuali che devono essere protetti o meno.

Se zoofilia e pedofilia NON sono orientamenti sessuali checché ne dica l'organizzazione di Brandi, si sostiene che loro non riescono a comprendere cosa sarebbe l'omofobia:

L'impostazione ideologica di simili proposte di legge, come il ddl Scalfarotto, presenterebbe un'altra grave questione: l'introduzione di una figura di reato sulla base di un concetto (quello di omofobia e di transfobia) non definito.
In assenza di norme che indichino con chiarezza in cosa consista, la natura di reato omo-transfobico, rischia di essere stabilita, di volta in volta, dal magistrato di turno, finendo per dipendere unicamente dalle sue personali convinzioni etico-morali, in barba al principio di oggettività e tipicità del reato.
Invece, in uno stato liberale e democratico, il cittadino deve sapere preventivamente e con chiarezza, cosa si considera “reato”, altrimenti si rischia di tornare ai tempi dell'Unione Sovietica e del reato di “attività controrivoluzionaria” che nessuno sapeva cosa fosse, ma che faceva finire nei gulag.

Sono le esatte parole che Amato diceva contro il ddl Scalfarotto, indice di come la propaganda integralista si basi sull'ossessiva ripetizione di slogan. Ed è sempre una ripetizione di quegli slogan il loro sostenere che nel loro dirsi opinabilmente "cristiani" debba garantirgli privilegi giuridici:

Di qui la natura profondamente liberticida di simili disegni di legge. Risulta inoltre giuridicamente infondata, in Svizzera come in Italia, l'estensione della normativa che punisce l'odio razziale e religioso, all'orientamento sessuale e all'identità di genere, perché analoga protezione potrebbe essere invocata da altre categorie oggetto di pesanti discriminazioni: disabili e obesi, ad esempio, ma in teoria, da chiunque si senta discriminato, in base alla propria percezione.

Ignorando che c'è differenza tra picchiare una persona in base alla sua esistenza o per altri motivi, se ne escono dicendo:

Infine, come ha fatto notare il giornalista Piero Ostellino in un editoriale di qualche tempo fa, sul Corriere della sera, «Non riesco a capire perché picchiare un omosessuale sarebbe un'aggravante, mentre picchiare me che sono “solo” un essere umano senza particolari, selettive e distintive, qualificazioni sessuali sarebbe meno grave. Picchiare qualcuno è un reato. Punto, basta e dovrebbe bastare».
Ma tutto ciò può essere vero solo se si parte dal presupposto che tutti gli uomini sono uguali davanti alla legge ed è evidente che oggi non è già più così.

E non è così, perché Toni Brandi non rischia di essere picchiato per strada in quanto eterosessuale, ma chiede che ai gay non sia garantita la stessa sicurezza. Lui può sposate qualunque donna voglia ma chiede che ai gay sia vietata uguale libertà. Oggi Toni Brandi ha maggiori diritti e pare saperlo bene quando su Il Tempo firmò un articolo per invitare ad opporsi alle unioni civili promettendo che così ci si sarebbero potute intascare eredità non dovute contro il volere del defunto.
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